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Allarme ‘ndrangheta e camorra anche in Toscana

14 aprile 2023 | 08:00
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Allarme ‘ndrangheta e camorra anche in Toscana

La Dia: traffico di stupefacenti, riciclaggio, appalti e gestione dei rifiuti al centro degli interessi dei clan

Confermato il trend delle mafie italiane che cercano di non dare troppo nell’occhio per poter continuare a incrementare tutti i loro business criminali radicandosi sempre di più nei vari territori e tentando di infiltrarsi nell’economia sana, provocando comunque disastri come ha ricordato lo scorso anno Bankitalia.

I dati della relazione semestrale della Dia (Direzione investigativa antimafia) riferiti al periodo compreso tra gennaio e giugno dello scorso anno sono come sempre chiari e precisi nella loro sempre inquietante analisi del fenomeno. La tendenza rilevata ormai da diversi anni circa il generale inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate che hanno raggiunto un più basso profilo di esposizione e, come tale, particolarmente insidioso proprio in ragione dell’apparente e meno evidente pericolosità.

Tale atteggiamento risulta sempre più diffuso in tutte le matrici mafiose in considerazione del vantaggio loro derivante dalla mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a condurre i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità senza destare le attenzioni degli inquirenti. La criminalità organizzata infatti preferisce agire con modalità silenziose, affinando e implementando la capacità d’infiltrazione del tessuto economico-produttivo anche avvalendosi delle complicità di imprenditori e professionisti, di esponenti delle istituzioni e della politica formalmente estranei ai sodalizi.

“Una indubbia capacità attrattiva è sempre rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese compulsate anche da finanziamenti europei tramite i noti fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.

La preoccupazione maggiore anche quest’anno è riferita alle cosche di ‘ndrangheta. “La criminalità organizzata calabrese che trova il suo punto di forza, da un lato, nella fedeltà alle origini e nella solida strutturazione su base familiare e, dall’altro, nella massima flessibilità ed intuito affaristico-finanziario  la proietta all’esterno della regione di origine ed anche all’estero già da anni ormai”.

La Toscana e il contrasto alle mafie anche attraverso il sequestro dei beni

La Toscana si conferma, anche nel periodo di riferimento, un territorio d’interesse delle consorterie criminali, con particolare riferimento al settore turistico-alberghiero soprattutto lungo la costa, alla gestione dei rifiuti, alla ristorazione ed agli appalti pubblici. In continuità con il semestre precedente, nella Regione permane la presenza e l’operatività di soggetti contigui alle organizzazioni criminali mafiose ma anche di consorterie criminali straniere dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina. Le attività investigative hanno ulteriormente mostrato come la Toscana rappresenti una terra di interesse per le consorterie criminali.

Nello specifico, le attività criminali si concentrano nell’estorsione e nell’usura, nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti tra la Regione d’origine e la Toscana stessa, nella gestione, traffico e smaltimento illecito di rifiuti, nel riciclaggio di danaro e reimpiego in attività immobiliari o imprenditoriali, con particolare riferimento al settore turistico-alberghiero e, infine, nella penetrazione nell’economia legale tramite l’alienazione e/o costituzione di attività imprenditoriali edili con l’obiettivo di acquisire appalti pubblici. Quanto all’aggressione dei patrimoni illeciti, la Dia ha eseguito d’iniziativa e con il coordinamento dell’autorità giudiziaria numerosi sequestri e confische di beni riconducibili a esponenti camorristi ubicati anche in altre Regioni, in particolare in Toscana e in Friuli Venezia Giulia.

In diversi casi le indagini preventive a sostegno delle proposte di misure di prevenzione patrimoniali sono state avviate sulla scorta degli approfondimenti eseguiti sulle segnalazioni di operazioni sospette che rappresentano il fulcro delle attività antiriciclaggio mafioso specificatamente demandate alla Dia. “il 3 febbraio 2022 i carabinieri di Piacenza hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro emesso, il precedente 17 gennaio dal tribunale di Bologna su richiesta della locale Dda, nei confronti di un siciliano residente in provincia di Piacenza condannato per associazione mafiosa e ritenuto appartenente al clan Rinzivillo di cosa nostra gelese. Sono stati sequestrati beni per un valore di circa di 10 milioni di euro, consistenti in un complesso immobiliare di pregio nel territorio compreso tra San Giorgio e Carpaneto dove l’uomo abitava con la famiglia, nonché quote societarie di 3 imprese attive nel settore dell’edilizia con sede nel milanese e in Sicilia, oltre a 93 immobili e 2 terreni siti in Lombardia, Emilia Romagna e Toscana e, infine, 39 autoveicoli”.

E ancora il 15 giugno 2022, la Dia di Firenze ha eseguito, tra le province di Firenze, Pistoia e Roma, la confisca di beni, per un valore di oltre 10 milioni di euro, nei confronti di un imprenditore campano residente nel Pistoiese, originario della provincia di Napoli ma da molti anni operante in Toscana, già colpito da misura di prevenzione patrimoniali. Il 4 maggio 2022, la Guardia di finanza di Prato ha concluso l’operazione Pluto avviata nei confronti di un’organizzazione criminale che avrebbe trasferito all’estero oltre 170 milioni di euro frutto di attività illecite. Il sodalizio era costituito dai congiunti di una famiglia di origine cinese residente a Prato i quali, avvalendosi di prestanome, dal 2013 avevano costituito 24 imprese individuali “fantasma”, allo scopo di acquisire da altri connazionali operanti nel territorio nazionale ingenti provviste di denaro, frutto di evasione fiscale ed altri reati. E poi il pericolo delle infiltrazioni mafiose. “Nell’ottica di prevenire le infiltrazioni mafiose nel tessuto socio-economico fiorentino, si rende necessario il monitoraggio, da parte degli Uffici preposti, degli affidamenti delle grandi opere pubbliche che saranno avviati con gli stanziamenti comunitari. Infine, il tentativo di eventuali infiltrazioni mafiose nel territorio trova riscontro nel monitoraggio delle attività imprenditoriali operato dai gruppi interforze presso le prefetture ai fini dell’emissione delle interdittive antimafia”.

Conclusioni

Insomma la capacità delle mafie, soprattutto la ‘ndrangheta di agire e in Toscana avendo come unico scopo il business e cercando di evitare i fenomeni più cruenti che attirerebbero troppo l’attenzione per allargare gli affari, infiltrarsi nell’economica legale e riciclare l’enorme mole di denaro proveniente dal traffico di droga è al centro dell’allarme lanciato dalla Dia per questi territori sempre più luoghi di conquista silente ma sempre di enorme pericolo.