Spacca le vertebre alla moglie, divieto di avvicinamento per il marito

I maltrattamenti andavano avanti da anni
Ennesimo caso di “codice rosso”: le indagini della polizia di Siena svelano anni di maltrattamenti alla moglie. Imposto il divieto di avvicinamento a un 63enne straniero.
La Procura della Repubblica si è occupata della vicenda, sebbene la vittima non abbia mai fatto denuncia, grazie all’attenzione degli investigatori della squadra mobile su un referto medico dell’ospedale, indicante una prognosi di trenta giorni per micro fratture alle vertebre, trasmesso alla polizia come è prassi per ogni evento violento. Sin da subito gli investigatori hanno intuito che le gravi lesioni refertate potessero non essere un episodio occasionale, bensì, probabilmente, riferite ad un quadro relazionale molto più complesso.
Con urgenza è stata ascoltata la vittima, una 45enne, di origini straniere, che ha riferito di essere picchiata, come purtroppo spesso capita, dal marito, connazionale, di diciotto anni più grande di lei, con cui aveva fortunatamente interrotto la convivenza. Le sue dichiarazioni hanno fornito un quadro piuttosto chiaro della situazione: erano anni che subiva in silenzio i soprusi del marito.
I due spesso litigavano, soprattutto in merito alla gestione dei figli. Uno di loro, di otto anni, aveva assistito all’ultimo episodio, quello in cui la mamma, aveva riportato lesioni alle vertebre guaribili in trenta giorni, dopo che era stata colpita dall’uomo con pugni alla nuca ed alla schiena ed essere stata scaraventata per terra.
Non era la prima volta che ciò accadeva, ma soltanto in questo caso, per il dolore insopportabile, la donna aveva deciso di recarsi al pronto Soccorso e farsi refertare. Da qui le indagini della Polizia.
“Maltrattamenti”: questa l’imputazione del pm e sulla base della quale ha formulato, vista la procedibilità d’ufficio, la richiesta di divieto di avvicinamento alla persona offesa al gip. Richiesta puntualmente accolta. Irrilevante, infatti, è stata la mancanza di una espressa querela della vittima.
Il reato di maltrattamenti, difatti, è perseguibile d’ufficio e, oltre alla violenza fisica, è stata contestata all’indagato una serie di condotte umilianti moralmente: da anni, infatti, offendeva la moglie, denigrandola per le sue umili origini, definendola “una poco di buono” e minacciandola di mali fisici imminenti, fino alla prospettazione di un ritorno forzato nel suo paese di origine, il Marocco. Da un lato, dunque, le minacce e le offese per l’incapacità di gestire la famiglia, cui deve aggiungersi la mancanza di sufficienti sussidi economici, dato che il marito, in ogni occasione di bisogno, si rifiutava categoricamente di prestarle dei soldi, anche per far fronte alle esigenze primarie di vita dei figli.