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“Moby Prince, chi sa parli”

10 aprile 2023 | 17:45
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“Moby Prince, chi sa parli”

I familiari delle vittime chiedono una nuova commissione d’inchiesta

“In questi anni figure importanti coinvolte in questa vicenda non hanno parlato. Faccio appello perché chi sa parli. Sia Vincenzo Onorato che la Snam/Eni facciano vedere le carte che possono chiarire quanto accaduto. Se non avremo giustizia vogliamo avere almeno la verità storica. Perché 140 persone sono state lasciate morire sulla Moby Prince? E perché i soccorsi hanno riguardato solo la petroliera Agip Abruzzo? Un Paese democratico non può avere paura di fare giustizia e verità. Mi appello ai politici e ai governanti perché prima di dare aiuti alla compagnia marittima Moby di Onorato gli chiedano di fare luce su quanto accaduto la sera del 10 Aprile 1991”. A dirlo Nicola Rosetti presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime del Moby Prince 140 nella sala del consiglio comunale del Palazzo civico di Livorno durante le celebrazioni per il 32esimo anniversario della strage, avvenuta il 10 aprile 1991.

“Non pensavamo che il nostro calvario sarebbe stato così lungo ma continuiamo la nostra battaglia per avere verità e giustizia sulla strage della Moby Prince; e lo facciamo anche nel nome di Loris Rispoli che non può essere con noi e di Angelo Chessa mancato quasi un anno fa”, ha esordito Rosetti. “Le istituzioni sono con noi e lo dimostra il lavoro di due commissioni parlamentari di inchiesta che hanno portato importanti novità. L’ultima commissione ha dovuto interrompere il proprio lavoro a causa della chiusura anticipata della legislatura lasciando aperte alcune piste di indagine che ci auguriamo possano essere riprese da una prossima commissione”.

“Non è più il tempo delle parole ma dei fatti. Oggi tutti noi familiari vogliamo che si guardi avanti, non per noi ma per tutti gli italiani perché nessuno si dovrebbe trovare mai a dover combattere in una situazione come la nostra nella quale il malaffare occulta la verità e allontana la giustizia”, ha aggiunto Luchino Chessa presidente della associazione 10 Aprile . “Molte delle cose che ci sono state dette erano false; ci sono voluti oltre 30 anni per disvelare carte e documenti che, se emersi nell’immediatezza del 10 aprile 1991, avrebbero cambiato la narrazione di questa storia negli anni ed avrebbero avuto effetti dirompenti sull’opinione pubblica e sui processi che si stavano istruendo. Arrivati a questo punto a noi familiari e cittadini interessa la verità che oggi, dopo 32 anni, sappiamo essere ancora chiusa in una serie di armadi della vergogna che è tempo vengano aperti”.