“La nostra comunità è rimasta unita” oggi si scopre il monumento alle vittime del covid
“Vogliamo unirci con un abbraccio affettuoso ai familiari, che nella solitudine di quei giorni non hanno potuto vivere la dimensione rituale del dolore”
A ripensarci oggi sembra tutto incredibile. Le chiusure, le regole, i Dpcm, l’azzeramento totale della vita sociale e delle relazioni. E poi la solitudine dei contagiati, l’impossibilità per i familiari di vederli e salutarli almeno un’ultima volta. È proprio pensando a tutto questo che l’amministrazione comunale di Santa Croce sull’Arno ha voluto organizzare la cerimonia di questa mattina, 18 marzo, in occasione della Giornata nazionale per le vittime del Covid 19.
Una cerimonia aperta dall’inaugurazione della stele commemorativa in via Brunelleschi, e proseguita con la presentazione del libro “Le nostre parole al tempo del coronavirus” all’interno del PalaParenti. “Oggi vogliamo unirci con un abbraccio affettuoso ai familiari, che nella solitudine di quei giorni non hanno potuto vivere la dimensione rituale del dolore“, ha esordito con commozione la sindaca Giulia Deidda, dopo le note del Silenzio suonate da Marco Vivian e la scoperta della targa di fronte al palazzetto dello sport.
“A tutte le vittime del Covid 19 – recita la targa -. In memoria di quanti non sono sopravvissuti alla ferocia di un virus che ha attaccato i nostri corpi e i nostri animi mettendo a nudo le fragilità del nostro tempo”. Cinquantadue in tutto le vittime santacrocesi della pandemia, ricordate oggi dai familiari presenti alla cerimonia, insieme ai gonfaloni di tutte le associazioni che in quei giorni difficili si spesero per aiutare gli altri. “Perché in quei giorni abbiamo temuto di non farcela – ha aggiunto Deidda – ma non abbiamo mai smesso di prenderci cura degli altri. Questa stele ricorda che la nostra comunità è rimasta unita. Ed è questo il bene più prezioso da custodire”. Dopo la benedizione del parroco don Donato la cerimonia è proseguita negli spazi del PalaParenti, dove sono in mostra le foto e i fotomontaggi firmati da Alessandro Squilloni e Manuele Vestri, che rappresentano una Santa Croce inedita e surreale ai tempi della quarantena.
È qui che la sindaca Giulia Deidda e l’assessore alla cultura Elisa Bertelli, insieme ai capogruppo di opposizione Alessandro Lambertucci e Vincenzo Oliveri, hanno presentato la pubblicazione dedicata al periodo più difficile della pandemia. “Ricordo ancora bene le telefonate dei familiari che mi chiamavano perché l’ospedale ancora non si era fatto sentire. Capivo di dover essere forte, prima di tutto per loro, ma vi confesso che non è stato facile” ha ricordato Deidda, sottolineando l’impegno speso da tutte le associazioni per portare cibo, medicinali e mascherine alle famiglie di Santa Croce. “E poi il numero messo a disposizione dal Comune – ha aggiunto la sindaca – con Sofia Capuano e Antonella Strozzalupi che non si staccavano mai da quel telefono”. In tutto furono più di 300 gli interventi effettuati per portare assistenza, mentre i buoni alimentari distribuiti furono di oltre 244mila euro.
“Con questa celebrazione vogliamo sottolineare una comunità solida – ha detto il consigliere Lambertucci – perché in quei giorni andarono in pezzi tutte le nostre certezze, tutto ciò che credevamo scontato. E abbiamo avuto paura, molta paura”. Una paura vissuta in prima persona dal consigliere Oliveri, ricoverato al San Giuseppe di Empoli per 34 giorni e costretto a lungo a respirare all’interno del casco. “Ho avuto una brutta esperienza – ha ricordato Oliveri – iniziata pochi giorni dopo la morte dell’assessore Gianluca Bertini,più giovane di me. Era convinto di non farcela. Invece alla fine mi sento fortunato, ma devo ringraziare tutta l’équipe di Empoli che mi ha assistito e voglio mandare un abbraccio forte a coloro che non ce l’hanno fatta e ai loro familiari”. Un ricordo, quello di Oliveri, che è uno dei tanti raccolti all’interno della pubblicazione voluta dal Comune per tramandare la storia di quei giorni terribili. “Volevamo che ci fosse qualcosa di scritto, capace di mantenere la testimonianza di quello che è successo anche fra cento anni” ha detto Deidda, dedicando il libro a Renzo Nazzi e a tutti le altre vittime santacrocesi della pandemia.