Caso Pantaleoni: la difesa ricorre alla Corte d’Appello di Firenze

L'ispettore della Polstrada in primo grado era stato condannato a 6 anni e 8 mesi

Gianluca Pantaleoni, l’ispettore della Polstrada condannato in primo grado dal tribunale di Pistoia a 6 anni e 8 mesi, ricorre in Appello. 

Gianluca Pantaleoni condannato a 6 anni e 8 mesi. Ordinata la confisca di 400mila euro

Molteplici le eccezioni in diritto: la difesa chiede anche la copia audio del supporto magnetico degli interrogatori resi dallo stesso imputato.

L’ispettore della polizia stradale, già comandante ad interim del distaccamento di Viareggio, in forza al comando di Lucca e poi distaccato a Montecatini Terme, leader nazionale dei sindacati più rappresentativi, caduto sotto inchiesta nel 2019 per gravi reati sui quali già in primo grado per molti di questi è emersa la totale innocenza, due ipotesi di corruzione, due di riciclaggio, due di traffico di influenze illecite, truffa ed abbandono del posto di servizio. Per i restanti, circonvenzione di incapace, auto riciclaggio, truffa ai danni dello stato e peculato, il tribunale di Pistoia lo ha condannato non riconoscendo la continuazione ed applicando quindi il cumulo della pena.

Arrestato il 5 dicembre del 2019 dopo un’indagine della squadra mobile, all’epoca diretta dal vice questore aggiunto Antonio Fusco, l’ispettore, fu messo in carcere, prima a Pistoia e dopo a Sollicciano, poi ai domiciliari con tanto di braccialetto elettronico, e, infine, sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora. 

L’inchiesta era partita da movimenti sospetti sui conti correnti. Un giro di soldi, in soli 3 anni, secondo l’accusa, di circa 900mila euromolti dei quali, per gli inquirenti, sarebbero stati utilizzati in ricariche per scommesse on lineTra i reati contestati  anche quello di circonvenzione di incapace nei confronti di una donna ipovedente, impiegata bancaria a Pisa, dalla quale, sempre secondo l’accusa, il poliziotto, facendole credere di essere innamorato, in tre anni, dal novembre 2016 al luglio del 2019, avrebbe ricevuto bonifici per centinaia di migliaia di euro, oltre a contanti, assegni e soldi presi utilizzando le sue carte di credito.

L’ispettore, difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, del foro di Napoli Nord, ha depositato un copioso atto di appello alla Corte d’Appello di Firenze.

La difesa ha avanzato diverse eccezioni soprattutto in diritto relativamente alla competenza dei giudici che hanno emesso sentenza, alla inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche, alla mancata motivazione della sentenza, all’inutilizzabilità degli interrogatori e la non ritenuta gravità indiziaria di prova degli stessi in quanto furono espletati mentre Pantaleoni si trovava in carcere sotto l’effetto di sostanze psicotrope.

In fatto sono state invece contestate tutte le imputazioni per le quali è intervenuta la sentenza di condanna. Peraltro la difesa ha chiesto la copia del supporto magnetico dei due interrogatori effettuati dopo l’arresto, per dimostrare le modalità con le quali sono stati espletati e la non condivisibile iniziale linea difensiva che attraverso una manifestazione di totale ammissione dei fatti avrebbe portato ad una scarcerazione dell’imputato. Allo stato si è in attesa così come scrivono i due sostituti procuratori: “è in corso ogni opportuno accertamento in relazione al mancato rinvenimento”del materiale relativo all’interrogatorio reso il 9 dicembre.

In attesa che venga fissata la data dell’udienza, la parola passa ai giudici fiorentini.

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