Processi Calatruria e Keu, meno di un mese alle udienze preliminari: un’unica inchiesta sullo smaltimento illecito dei rifiuti

Un filo rosso collega le vicende del distretto orafo e di quello conciario. Il procuratore aggiunto della Dda Tescaroli: “Ne emerge una propaggine ‘ndranghetista in fase di consolidamento”
Martedì (4 aprile) davanti al gup distrettuale di Firenze si svolgerà la prima delle udienze preliminari dei processi della Dda denominati Calatruria e Keu, che in realtà fanno parte di un’unica inchiesta che al momento, insieme alle indagini sui mandanti esterni delle stragi del ’92, sono le più scottanti della regione Toscana.
In quei giorni nei quali la Dda richiederà il rinvio a giudizio per gli indagati, si saprà anche chi saranno le parti civili dei due procedimenti congiunti e dopo le discussioni del collegio difensivo ci saranno le prime decisioni su chi dovrà andare a processo, chi sarà ammesso a riti alternativi e eventuali proscioglimenti. Uno del pm titolari di queste delicate e complesse inchieste è il procuratore aggiunto della Dda fiorentina Luca Tescaroli che insieme ad Eligio Paolini rappresenterà l’accusa, in attesa che il Csm nomini il procuratore capo di Firenze, vacante dallo scorso anno. Per Tescaroli Keu e Calatruria non solo rappresentano un unico filone investigativo ma sono anche una novità negativa in Toscana. Ma c’è di più. Perché queste inchieste ipotizzano il coinvolgimento di ‘ndranghetisti, imprenditori conniventi, politici e amministratori, e a differenza di altre regioni italiane in Toscana non si era mai arrivati a tanto da un punto di vista giudiziario. E per la Dda il settore conciario e quello orafo sono coinvolti a vario livello e titolo per un unico scopo: smaltire illegalmente rifiuti pericolosi.
Le accuse della Dda
Il duplice atto precede la richiesta di rinvio a giudizio che interesserà 12 indagati nel processo Calatruria e e 26 indagati nel processo Keu , come aveva precisato il procuratore aggiunto distrettuale antimafia di Firenze Luca Tescaroli in un comunicato, è in realtà un atto unico. “Le investigazioni svolte durante l’inchiesta Calatruria – aveva spiegato – hanno consentito di far emergere “una propaggine ‘ndranghetista in fase di consolidamento, con individuazione della presenza sul territorio di esponenti di tale struttura mafiosa, proiettata a generare un regime di monopolio illecito nel trasporto degli inerti nella zona del Valdarno aretino, nonché di ricostruire l’impiego del metodo mafioso nella commissione di un’estorsione ai danni di un imprenditore di origine calabrese e in plurimi reati di illecita concorrenza con minaccia e violenza, finalizzati a estromettere e/o assoggettare alle proprie strategie commerciali gli altri imprenditori locali. In tale contesto è stata delineata anche un’ipotesi di corruzione”. Nell’ambito di questo procedimento nell’aprile del 2021 sono state emesse cinque misure cautelari custodiali (quattro in carcere e una agli arresti domiciliari). L’impostazione accusatoria sarà oggetto di vaglio nelle successive fasi processuali. Il secondo avviso di conclusione delle indagini per l’inchiesta Keu nei confronti dei 26 indagati e di 6 persone giuridiche riguarda “i delitti di associazione a delinquere finalizzata alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e l’inquinamento ambientale, di corruzione anche in materia elettorale e di indebita erogazione di fondi pubblici ai danni della pubblica amministrazione, di falso e di impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari”. La Procura distrettuale antimafia ha mosso, inoltre, “la contestazione in ordine alla responsabilità degli enti per illecito amministrativo da reato commesso dai propri rappresentanti, direttori e preposti”.
Non solo ‘ndrangheta
Affermava lo stesso Tescaroli all’indomani della chiusura indagini di novembre scorso: “Il comparto industriale della concia delle pelli – ha detto il magistrato – rappresenta un settore di particolare impatto ambientale la cui gestione illecita provoca conseguenze in termini di contaminazione dei siti e dei corpi ricettori nei quali vengono recapitati gli scarichi e dei suoli nei quali vengono riutilizzati i rifiuti, fittiziamente recuperati o sottoposti a procedure di gestione insufficienti. Gli esiti investigativi inducono a ritenere che il meccanismo costruito che avrebbe dovuto assicurare un riciclo praticamente totale dei rifiuti prodotti dal comparto, con un conferimento in discarica sostanzialmente residuale, di fatto non raggiunge il risultato di ottenere un ciclo che recupera i rifiuti efficacemente e lecitamente”.
“Alla stregua dell’ipotesi investigativa, il peso economico del comparto associativo menzionato ha consentito ai suoi referenti di avere contatti diretti che vanno oltre i normali rapporti istituzionali con esponenti politici e amministrativi di più enti pubblici territoriali, che a vario titolo hanno agevolato in modo sostanziale il sistema”, ha osservato sempre il procuratore Tescaroli. Secondo Luca Tescaroli, infatti “la gravità dei fatti contestati emerge anche da preoccupanti risultati delle analisi delle acque di falda che risultano essere state a contatto con tali rifiuti. Naturalmente, l’ipotesi d’accusa dovrà essere vagliata nel prosieguo del procedimento penale”.
Nel corso del mese di aprile 2021 erano state eseguite sei misure di custodia cautelare (una in carcere e cinque agli arresti domiciliari) e sette misure cautelari di interdizione dall’attività imprenditoriale (eseguite simultaneamente con quelle di cui al primo procedimento), due sequestri preventivi di impianti di gestione di rifiuti e un provvedimento di sequestro per equivalente per oltre 20 milioni di euro, che sono stati confermati in sede di gravame. I successivi accertamenti hanno consentito di far emergere, a livello di ipotesi da verificare nel corso del prosieguo del procedimento penale, “ulteriori illeciti commessi da nuovi indagati, collegati ad altre due aziende della provincia di Arezzo, attive nella gestione dei rifiuti provenienti dalle lavorazioni auro-argentifere, le quali, analogamente a quanto emerso per l’illecita gestione del rifiuto Keu, proveniente dal comparto conciario pisano, hanno fatto confluire ingenti quantitativi di scorie pericolose, prodotte a conclusione del proprio ciclo produttivo, presso l’impianto di Bucin, ove erano miscelate proprio al suddetto Keu per poi essere interrate o destinate a siti esterni con modalità non consentite”.
L’indagine del comparto conciario e del comparto orafo, spiega la Procura distrettuale antimafia, “sono risultate connesse in quanto entrambi i flussi dei rifiuti contaminati avevano una medesima destinazione verso lo stesso impianto di produzione di materiali inerti venduti poi come materie prime”. L’indagine, infatti, ha consentito di “disvelare, secondo la prospettazione accusatoria, una prassi abusiva particolarmente pericolosa e dannosa per l’ambiente, ovverosia quella di declassificare i rifiuti pericolosi e le ceneri dei fanghi di depurazione contaminati, facendoli figurare come se fossero rifiuti recuperabili nella lavorazione di materiali inerti per l’edilizia, così da consentire un occultamento dei rifiuti più inquinanti provenienti dal comparto conciario (ceneri contaminate da elevatissime concentrazioni di cromo) e dal comparto orafo (fanghi cancerogeni ed ecotossici contaminati da arsenico, boro, selenio) e causare anche gravi eventi di inquinamento ambientale, essendo quei rifiuti ceduti a terzi ignari e utilizzati come materie prime in terreni agricoli, in fondazioni per attività edilizie residenziali, in ripristini ambientali, in opere infrastrutturali, quali strade e aeroporti”.
Correlativamente, nel gennaio 2022, il tribunale di Firenze ha emesso un sequestro di prevenzione di beni per un valore di oltre cinque milioni di euro, su richiesta della Dda fiorentina, nei confronti di uno degli imprenditori di origini calabresi legato alla cosca ‘ndranghetista Gallace di Guardavalle, nell’ambito di un correlato procedimento di prevenzione. Il 4 aprile prossimo i processi Calatruria e Keu entreranno nel vivo della fase dibattimentale con le udienze preliminari.