Cadavere smembrato per recuperare gli ovuli di cocaina ritrovato in un bosco: 4 arresti

Indagine di carabinieri e polizia
I carabinieri e la squadra mobile di La Spezia hanno chiuso il cerchio, arrestando, dopo una lunga indagine, 4 cittadini sudamericani.
Il cadavere di un connazionale, morto dopo lo scoppio di alcuni ovuli di cocaina che aveva ingerito, fu ritrovato fatto a pezzi, per recuperare la droga, nel bosco di Monte Parodi, a febbraio dello scorso anno.
Per i quattro finiti in manette l’accusa è di importazione, detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di cocaina e di vilipendio e occultamento di cadavere.
Le indagini, che hanno visto in azione 60 tra militari dell’Arma e poliziotti, si sono svolte tra la provincia ligure e quella, toscana, di Massa Carrara.
Il ritrovamento di un teschio e altri resti umani fu fatto da un escursionista che dette l’allarme.
Sono giunte a conclusione le indagini avviate nel mese di febbraio 2022 in seguito al rinvenimento di resti umani in una zona boschiva situata sulle prime alture della città di La Spezia. Gli uomini del Nucleo investigativo dell’Arma e della squadra mobile della questura della Spezia, all’alba di questa mattina, 10 febbraio, hanno tratto in arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della procura, quattro cittadini sudamericani (due dominicani, un colombiano ed un ecuadoriano)ed indagato altri due per reati che vanno dal traffico internazionale di sostanze stupefacenti, alla morte come conseguenza di altro delitto, vilipendio e occultamento di cadavere e spaccio di cocaina.
Era il 17 febbraio 2022 quando un escursionista, che stava passeggiando su un sentiero in località Carpena di Marinasco – attratto dal comportamento anomalo dei propri cani e dal loro inusitato latrato – aveva rinvenuto le ossa di un bacino ed altri presumibili resti umani, allertando immediatamente le forze dell’ordine. Sul posto arrivò a sirene spiegate il personale della squadra volante della questura spezzina che, riscontrata la veridicità della segnalazione ed effettuati i primi accertamenti, richiese l’intervento della Scientifica e della Mobile, che assumeva la direzione delle indagini. Durante il sopralluogo, con la presenza del medico legale Susanna Gamba, era stato accertato trattarsi effettivamente di resti umani, verosimilmente di una persona anziana, recuperati in vista del successivo esame autoptico. A seguito di una serie di sopralluoghi nella zona, piuttosto ampia ed impervia – effettuati in più riprese dagli uomini della polizia di Stato anche con la collaborazione di militari dell’Arma dei carabinieri – venivano rinvenuti altri resti umani appartenenti alla medesima persona, nonché tre ovuli contenenti cocaina.
Le indagini venivano indirizzate su un traffico internazionale di sostanze stupefacenti gestito in città: in particolare era stato, da subito, ipotizzato che il corpo rinvenuto potesse essere quello di un “corriere ovulatore”, verosimilmente sudamericano, deceduto a causa di complicanze insorte durante il trasporto di un importante quantitativo di cocaina confezionata in ovuli, ovvero durante la loro evacuazione.
L’esito degli esami di laboratorio sui resti umani risultava coerente con questa ipotesi investigativa, aveva accertato il fatto che il cadavere del corriere presentava chiari segni di intossicazione da stupefacenti compatibili con la rottura di un ovulo, nonché tracce di un’operazione chirurgica artigianale, evidentemente effettuata post-mortem da ignoti nell’evidente intento di recuperare il prezioso carico di stupefacente che l’uomo stava trasportando prima di morire. Tre ovuli contenenti cocaina pura, tuttavia, sfuggivano alle difficoltose operazioni di recupero e restavano nei pressi del luogo di occultamento del cadavere dove venivano rinvenuti e sequestrati.
Le risultanze dell’esame autoptico e le articolate attività investigative immediatamente intraprese, pur permettendo di giungere alla verosimile ricostruzione dei fatti, non consentivano tuttavia di attribuire un nome al corriere deceduto,considerate le cattive condizioni di conservazione dei resti rinvenuti, la conseguente impossibilità di estrapolare le impronte digitali, l’assenza del Dna dell’uomo nelle banche dati ed il fatto che nessuno – come prevedibile – avesse mai denunciato la scomparsa o reclamato la restituzione di quel che restava della salma.
Una svolta alle indagini si realizzava grazie ad una preziosa notizia appresa da personale del Nucleo investigativo dell’Arma nel corso di un’altra attività investigativa – poi sviluppata congiuntamente con personale della squadra mobile – che attribuiva l’organizzazione del trasporto della partita di cocaina finito in tragedia ad un trentasettenne cittadino dominicano, da tempo residente alla Spezia e già gravato da precedenti di polizia anche specifici in materia di sostanze stupefacenti. Secondo la notizia il trentasettenne – con la complicità di altri complici sudamericani – dopo aver organizzato l’importazione internazionale della droga, a causa dell’improvviso decesso del corriere all’interno di un affittacamere del centro cittadino, ne aveva abbandonato i resti nel bosco di Carpena, previo recupero del prezioso carico dal corpo.
Sulla base di siffatta notizia, viste le convergenze, veniva imboccata una concreta pista investigativa sviluppata in sinergia fra gli uomini della questura e del comando provinciale dei carabinieri sotto il coordinamento della procura, dapprima corroborata obiettivamente dalle risultanze dell’analisi dei tabulati telefonici del sospettatoe di altri personaggi che ruotavano intorno a lui e, successivamente, riscontrata grazie ad una mirata attività investigativa e di intercettazione. L’attività tecnica, unitamente ai tradizionali servizi di appostamento e pedinamento, ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza, oltre che sul conto del sospettato anche nei confronti di altri due sudamericani (un ventisettenne ed un ventinovenne) assieme ai quali, nel mese di dicembre 2021, l’uomo aveva organizzato l’importazione sul territorio nazionale di una partita di cocaina in ovuli del peso di oltre 1 chilo.
A seguito di complicanze insorte durante le fasi finali del trasporto, il “corriere” sarebbe effettivamente deceduto all’interno di un affittacamere ed il relativo carico di stupefacente recuperato previa resezione del cadavere, poi abbandonato nella zona boschiva situata sulle prime alture della città dove è rimasto esposto alle offese del tempo e degli animali selvatici. Le operazioni di intercettazione sul conto del complice trentenne hanno altresì permesso di accertare che lo stesso, che svolge un’attività lavorativa lecita – effettuando la consegna di pacchi per conto di una nota società di trasporti – oltre ad essere coinvolto nel traffico internazionale di stupefacenti gestiva anche un’intensa attività di spaccio di cocaina “al minuto”, sostanzialmente a domicilio, utilizzando per la consegna delle dosi di droga furgoni della ditta presso la quale era impiegato. Gli incontri finalizzati allo spaccio, tutti con clienti fidelizzati, avvenivano in centro città tra una consegna e l’altra di merce lecita, in modo da rendere più difficoltosa la scoperta della parallela attività illecita. L’attività di spaccio al minuto veniva documentata non solo attraverso la registrazione degli ordinativi di droga – effettuati per lo più al telefono ricorrendo all’impiego di un linguaggio criptico e a metafore – ma anche mediante riscontri obiettivi eseguiti su alcuni dei clienti più assidui, nei confronti dei quali, a seguito di articolati servizi di appostamento, gli uomini della squadra mobile e del Nucleo investigativo, simulando controlli di routine, sequestravano varie dosi di cocaina.
Ricostruendo la fitta rete di rapporti dei personaggi maggiormente coinvolti nella vicenda del corriere deceduto, sono emerse responsabilità anche nei confronti di altri tre cittadini sudamericani, estranei alla vicenda legata al decesso del corriere ovulatore, ma ritenuti a loro volta coinvolti in un traffico illecito di sostanze stupefacenti: si tratta di un cinquantenne cittadino dominicano residente alla Spezia ed un trentaduenne colombiano residente a Carrara entrambi tratti in arresto, e di una ventiseienne cittadina dominicana, residente alla Spezia, denunciata in stato di libertà.
Nel corso delle perquisizioni eseguite nelle prime ore del mattino, sono stati rinvenuti e sequestrati i telefoni cellulari degli indagati, utili ai fini della ricostruzione dei fatti inerenti la vicenda del corriere deceduto. All’interno dell’abitazione del cinquantenne dominicano, inoltre, sono stati rinvenuti circa 60 grammi di cocaina, un bilancino di precisione ed altro materiale atto al confezionamento di sostanze stupefacenti.
La perquisizione a carico del cittadino colombiano residente a Carrara ha permesso il sequestro di un bilancino di precisione, materiale atto al confezionamento di droga, nonché una scatola di proiettili calibro 22 detenuta illegalmente.
Al termine delle operazioni – durante le quali non è stato rintracciato il trentasettenne dominicano organizzatore dell’importazione risultata fatale e per il quale sono in corso approfondite ricerche in ambito internazionale – sono stati inoltre sottoposti a sequestro l’affittacamere al cui interno è verosimilmente deceduto il corriere “ovulatore” e i due furgoni sui quali potrebbe essere stato trasportato il corpo: in merito verranno svolti approfonditi accertamenti.
La raccolta degli importanti elementi probatori che hanno portato alla risoluzione del macabro caso è stata possibile grazie ad una perfetta ed incondizionata sinergia investigativa tra carabinieri e polizia che per mesi hanno incessantemente lavorato fianco a fianco in stretto coordinamento operativo.