Piani regolatori portuali, la Corte Costituzionale boccia le norme sulla semplificazione

La Regione Toscana aveva impugnato le modifiche legislative del 2021: “Violati i principi di lealtà e collaborazione tra Stato centrale e amministrazioni regionali e locali”
Piani regolatori portuali, la Corte Costituzionale boccia le norme sulla semplificazione su ricorso della Regione Toscana.
Le modifiche introdotte erano finalizzate a semplificare e velocizzare le procedure di approvazione dei piano ma i giudici della Corte Costituzionale hanno detto no alle modifiche alla legge 84/1994 che avevano semplificato le procedure di approvazione ripristinando, di fatto, le valutazioni preventive di tipo paesaggistico e le procedure autorizzative delle Regioni. Le modifiche introdotte erano finalizzate a semplificare e velocizzare le procedure di approvazione dei Documenti di programmazione strategica di sistema (Dpss), che ora torneranno a occupare le scrivanie di soprintendenze ed uffici regionali.
Tra le norme abrogate dalla Consulta quella che “non prevedeva che il Dpss fosse accompagnato da una relazione illustrativa che descriva i criteri seguiti nel prescelto assetto del sistema e gli indirizzi per la futura pianificazione. Ora le Regioni e i Comuni dove ci sono porti tornano ad essere protagonisti al 100 per cento perché i giudici delle leggi hanno stabilito che la norma violava proprio il principio di lealtà e collaborazione tra Stato centrale e le amministrazioni regionali e locali.
La normativa impugnata conterrebbe, infatti, una disciplina non di principio, ma di dettaglio in materie di potestà legislativa regionale concorrente e residuale delle regioni (governo del territorio, commercio, attività produttive e turismo, tutela e sicurezza del lavoro e politiche attive del lavoro) e determinerebbe una indebita riduzione delle competenze regionali in ordine ai porti di interesse nazionale, con vanificazione tanto della legislazione regionale in materia urbanistica con riferimento all’ambito portuale dei medesimi porti, quanto della programmazione regionale degli interventi infrastrutturali.
Si legge nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi: “Il principio di leale collaborazione impone, in primo luogo, che l’Autorità di sistema portuale (Adsp) accompagni il Dpss redatto con un documento esplicativo – scrivono i giudici costituzionali – diversamente, per i ristretti termini assegnati alle valutazioni e per la complessità di queste anche sul piano tecnico, regioni e comuni non sarebbero posti nella condizione di esprimersi con la dovuta consapevolezza”. E ancora sui dubbi relativi a eventuali rallentamenti: “Il timore che l’intesa per il Dpss porti a lentezze procedurali e al rischio di paralisi deve superarsi con la previsione di un termine per la sua formazione e con il meccanismo di superamento del mancato accordo, entrambi mutuabili dalle previgenti disposizioni, salva ovviamente una diversa ed eventuale disciplina che il legislatore intendesse adottare”.
In particolare – ricordano i giudici – nella funzione rimessagli di individuazione e delimitazione dell’ambito portuale e delle sue sotto aree (portuali, retroportuali, interazione porto-città e collegamenti infrastrutturali), tale documento finisce per stabilire ciò che è di competenza pianificatoria dell’Adsp (aree portuali e retroportuali) e ciò che spetta alla pianificazione di Comune, Regione e altri enti competenti (interazione porto-città e collegamenti infrastrutturali). “Nell’esercizio di tale rilevante funzione programmatoria, ferme le previsioni sulla adozione da parte dell’Adsp e sul parere del Comune, non si può, allora, prescindere da uno strumento collaborativo tra Stato e Regioni, quale l’intesa, nella fase di approvazione”.
Regioni e Comuni hanno vinto la loro battaglia grazie al ricorso della Regione Toscana.