Matteo Messina Denaro sarà interrogato anche dai giudici della Dda di Firenze

Focus sulle stragi del ’93 e sui periodi trascorsi in Versilia e nel pisano
Matteo Messina Denaro sarà interrogato anche dai giudici della Dda di Firenze e in particolari dai procuratori aggiunti Luca Tescaroli e Luca Turco che stanno conducendo le indagini all’interno dell’inchiesta sulle stragi del 1993. Le Procure di Firenze, Palermo, Caltanissetta, Reggio Calabria ed anche quella di Roma, tutte coordinate dalla Procura nazionale antimafia, in questi ultimi mesi sono impegnate in un importante lavoro di rilettura sulle stragi degli anni Novanta, a caccia di tutti i personaggi, interni e ed esterni, che hanno contribuito alla logica stragista di quei terribili anni.
Quindi è normale che questi uffici giudiziari vogliano interrogare l’ex boss già condannato per numerosi delitti tra cui alcune stragi, come quella di Firenze. La strage della notte del 27 maggio si consumò nel mezzo di Firenze, in un tranquillo angolo del centro storico: tra l’Arno, gli Uffizi e l’Accademia dei Georgofili, sotto la torre de’ Pulci fatta saltare con il tritolo della mafia alle una e 4 minuti esatti. Quella bomba uccise cinque persone: Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, lei custode dell’Accademia e lui ispettore dei vigili urbani, le loro figlie Nadia e Caterina di nove anni e due mesi e lo studente universitario fuori sede di Sarzana Dario Capolocchio.
Ma il Fiat Fiorino imbottito a Prato dell’esplosivo della mafia ferì anche altre quarantotto cittadini e danneggiò diverse opere d’arte, di cui sette perdute per sempre.
E’ stato lo stesso giudice Luca Tescaroli a lasciar intendere che si sa valutando l’interrogatorio di Matteo Messina Denaro durante la scorsa puntata di Atlantide su La7 condotta da Andrea Purgatori e nelle ultime ore si starebbe accelerando l’iter per le condizioni dell’ex mammasantissima e per le altre richieste di interrogatorio da parte di altri giudici italiani. La speranza è che il boss parli.Potrebbe ovviamente non rispondere a nessuna domanda, potrebbe decidere di collaborare o potrebbe rispondere solo ad alcune questioni, come ha già fatto in passato il superboss Giuseppe Graviano o lo stesso Totò Riina e altri. E da ogni risposta è sempre venuto fuori comunque qualche spunto interessante per i giudici a prescindere dalle stesse intenzioni di chi stava rispondendo.
La Dda di Firenze farà domande a Matteo Messina Denaro soprattutto in merito alle stragi del ’93, quelle continentali, perché in altri processi è emerso che sia stato proprio lui a scegliere i luoghi, così come sempre lui aveva preparato l’attentato che avrebbe dovuto portare all’uccisione di Giovanni Falcone a Roma e prima del maggio ’92. Ma soprattutto non potranno evitare di chiedergli anche dei suoi periodi trascorsi in Versilia, tra Viareggio e Forte dei Marmi,proprio insieme ai fratelli Graviano fino a settembre del 1993 da dove poi inizierà la sua lunga latitanza, e alla sua eventuale presenza in una clinica del Pisano durante la sua latitanza per curarsi l’insufficienza renale di cui soffre e effettuare cicli di dialisi. Ma sono così tanti i segreti a conoscenza dell’ex capo di Cosa Nostra che c’è solo l’imbarazzo della scelta sulle eventuali domande da porre.
Nel frattempo i giudici della Dda di Trapani stanno per chiudere il cerchio su un primo giro di fiancheggiatori della latitanza dell’ex boss negli ultimi tempi. Ma la caccia a chi lo ha aiutato in questi ultimi 30 anni a restare lontano dal carcere continua senza sosta.
A Firenze invece si è sempre in attesa da un anno ormai delle nomine da parte del Csm delle due figure più importanti della magistratura inquirente toscana. Mancano infatti sia il procuratore capo della Dda fiorentina sia il procuratore generale presso la corte d’Appello, posti lasciati vuoti dai giudici Creazzo e Viola che sono stati mandati rispettivamente a Reggio Calabria e Milano lo scorso anno ormai. Si vedrà.