Scabbia, l’esperto: “E’ un piccolo acaro che colpisce le zone glabre, si prende solo per contatto diretto”

Il dottor Tomasi: “La prevenzione è l’igiene massima, ma questo non significa che a contagiarsi siano le persone che non si lavano”
Scabbia, e timori, dopo i 9 casi all’ospedale San Giuseppe di Empoli.
Per fare chiarezza, la nostra redazione ha interpellato il dottor Alberto Tomasi, ex direttore della Igiene Pubblica dell’Asl Toscana nord ovest, specialista in igiene preventiva e presidente della Sinvim
“Nessun allarme – spiega lo specialista-, la scabbia, che come ogni anno, col freddo, si ripresenta,è una malattia della pelle causata da un piccolo parassita, un acaro a 8 zampe, microscopico, lo Sarcoptesscabiei, che scava cunicoli appena sotto alla pelle, all’interno dei quali le femmine depositano le uova. In parole povere un animaletto piccolo che vive sotto la pelle, che provoca un intenso prurito e che scatena l’istinto a grattarsi. Un prurito che in genere insorge la notte, quando si dorme. Come ogni anno, all’arrivo del freddo, la scabbia si ripresenta, puntuale come un orologio
Come ci si contagia?
“Per contatto diretto. Strette di mano, o attraverso oggetti personali come, ad esempio, le lenzuola. Per questo è più facile prendere la scabbia in ambienti dove vivono molte persone, come le caserme, gli ospedali, le rsa, e anche le scuole. Curare la scabbia al più presto è importante, per evitare infezioni della pelle e il consiglio è quello di una cura preventiva, fatta di creme e lozioni, anche per chi, non affetto, è a contatto con le persone che ce l’hanno”
Dove colpisce?
“Le zone del corpo più colpite sono quelle glabre, senza peli. Dai capezzoli ai glutei, poi le dita, il palmo delle mani, la pianta dei piedi. Al contrario dei pidocchi e dei piattoni.
Come si può prevenire la scabbia?
“La prevenzione è l’igiene massima, sia del vestiario che della biancheria, inclusi asciugamani ed accappatoi. Ma questo non significa che a contagiarsi siano le persone “sporche”, che non si lavano”.