Depistaggio sul Dna di Bossetti, il pm indagato per frode processuale. Il consulente viareggino: “A breve la revisione del processo”

Il professor Novani: “Il gip, accogliendo le nostre richieste, ha ritenuto necessario valutare la condotta dalla stessa tenuta in relazione alla corretta conservazione dei 54 reperti biologici”
Colpo di scena sul caso dell’omicidio di Yara Gambirasio. Il pm Letizia Ruggeri è stato indagato per frode processuale e depistaggio.
E’ Sergio Novani, il professore di procedura penale all’università dell’Insubria, 56 anni, viareggino doc, l’analista processuale che sta dietro la possibile riapertura del processo che ha visto condannato all’ergastolo Massimo Bossetti.

“Il gip di Venezia – spiega Novani – ha accolto le nostre richieste, tese ad iscrivere nel registro degli indagati, la dottoressa Letizia Ruggeri, pm di Bergamo nel processo Yara Gambirasio.La decisione è stata emessa ieri, 28 dicembre, all’esito di una opposizione all’archiviazione, da noi formulata, riguardante la conservazione dei 54 campioni di Dna trasferiti dall’ospedale San Raffaele, dove venivano regolarmente conservati, all’ufficio corpi di reato del tribunale di Bergamo, ufficio privo di ogni e qualsivoglia struttura idonea alla conservazione (a 80 gradi sottozero), per ciò determinandone il deterioramento e probabilmente l’impossibilità di addivenire a nuove analisi. Si consideri che le sentenze di merito e di legittimità avevano ritenuto inesistente tale materiale biologico, in quanto ritenuto integralmente consumato nel corso delle indagini”.
“Il gip, accogliendo le nostre richieste, – prosegue il consulente del pool difensivo di Bossetti – ha ritenuto necessario disporre che la dottoressa Letizia Ruggeri sia iscritta al registro degli indagati per frode processuale e depistaggio,per valutare la condotta dalla stessa tenuta in relazione alla corretta conservazione dei 54 reperti biologici di dna, estratti dalle tracce rinvenute sul corpo della povera Yara”.
Come si può leggere nel provvedimento del giudice, l’iscrizione permetterà al pm “una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell’opponente, che richiedono un necessario approfondimento, sia al fine di permettere alla stessa un’adeguata difesa”.
“Vogliamo sperare che questo, insieme al processo di revisione che incardineremo a breve – conclude il professore Novani – sia un ulteriore e decisivo passo su quel sentiero che deve necessariamente condurre alla scarcerazione di Massimo Bossetti.
Bossetti, condannato all’ergastolo per la morte della ragazzina di Brembate, all’epoca 13enne, aveva presentato denuncia chiedendo chiarezza sul verbale del magistrato in merito agli esami irripetibili.
La procura di Venezia (competente sui magistrati di Bergamo), che aveva indagato sulla corretta conservazione dell’impronta genetica trovata su slip e leggings di Yara, archiviò la posizione, ma Bossetti aveva sollecitato l’indagine con una denuncia, puntando il dito proprio contro la pm che aveva rappresentato la pubblica accusa in tribunale.
“Francamente sorpreso dopo tre gradi di giudizio, dopo sette rigetti dei giudici di Bergamo sia all’analisi che alla verifica dello stato di conservazione dei reparti e dei campioni residui di Dna – il commento del procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani – I 54 residui organici sono “rimasti regolarmente crioconservati al San Raffaele fino a novembre 2019, oltre un anno dopo il passaggio in giudicato della condanna, e solo successivamente confiscati come prevede il codice. Il provvedimento di Venezia arriva dopo che per altre due volte la corte d’Assise di Bergamo aveva negato ai difensori l’accesso a tali provette e dopo che la procura di Venezia aveva chiesto l’archiviazione della posizione del presidente della Corte d’Assise di Bergamo e di una cancelliera a seguito della denuncia per depistaggio. Sono fiducioso che in sede di indagini emergerà la correttezza dei comportamenti tenuti dalla collega”.