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Roberta Ragusa, no alla revisione del processo per Antonio Logli: “E’inammissibile”

20 dicembre 2022 | 17:00
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Roberta Ragusa, no alla revisione del processo per Antonio Logli: “E’inammissibile”

La difesa non si ferma e annuncia ricorso in Cassazione

I giudici hanno sciolto la riserva dopo l’udienza dello scorso 5 dicembre, alla quale erano presenti le parti civili.

Respinta dalla terza sezione penale della Corte d’Appello di Genova, in quanto giudicata inammissibile,la richiesta avanzata dalla difesa di Antonio Logli di revisione della sentenza di condanna a 20 anni, confermata in Cassazione a luglio 2019, per la morte della moglie Roberta Ragusa, il cui corpo non è mai stato ritrovato.   

logli respinta istanza revisione

La difesa aveva presentato una memoria fondata soprattutto su due detenuti ai quali Loris Gozi  – il  super testimone –  aveva confidato di avere mentito quando disse di avere visto il marito di Roberta in auto vicino la sua abitazione.

Il team difensivo, del quale, oltre all’avvocato Andrea Vernazza, fa parte anche la criminologa Anna Vagli, però non si ferma e ha già annunciato ricorso in Cassazione per l’assegnazione a una nuova sezione della Corte di appello di Genova e avere una nuova possibilità di ridiscutere  l’istanza di revisione del processo

Roberta Ragusa era sparita dalla sua casa a Gello a notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, uscita in pigiama e pantofoleLe indagini si concentrarono quasi subito sul marito, il quale, invece, ha sempre sostenuto la tesi dell’allontanamento volontario della moglie. Iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Pisa il 2 marzo 2012, dopo circa due mesi dalla la scomparsa della moglie, il pm della procura di Pisa, dottor Aldo Mantovani, gli contestò il reato di omicidio volontario e di occultamento di cadavere. Secondo gli inquirenti Roberta Ragusa fu uccisa al culmine di un litigio quando, ascoltando una telefonata del marito in soffitta, capì che Logli aveva un’amante, Sara Calzolaio, tata dei figli e segretaria alla attività di famiglia, di 20 anni più giovane. Da quanto ricostruito dall’accusa il marito, dopo che Roberta Ragusa era uscita da casa, l’aveva raggiunta in una via vicina, l’aveva uccisa e ne aveva occultato il cadavere, per poi, il giorno successivo, denunciarne la scomparsa. 

Nel 2015 il gup aveva prosciolto Logli, ma la Cassazione aveva annullato la sentenza e ordinato un nuovo processo. Nel 2016 la prima condanna, in primo grado, a 20 anni. Poi l’Appello a Firenze e la Suprema Corte e per Logli si aprirono le porte del carcere.

Il corpo della donna fu cercato, oltre che nel pisano, anche nel lago di Massaciuccoli, sul versante di Torre del Lago e quello di Massarosa. Nonostante il freddo polare, era la fine del gennaio 2013,  i sommozzatori dei carabinieri e dei vigili del fuoco si erano immersi nelle acque gelide e melmose del Massaciuccoli per perlustrare i fondali e le sponde nell’ambito della maxi battuta, mentre erano proseguite anche le ricerche a terra con l’impiego di militari dell’esercito e dei carabinieri del Tuscania, soprattutto nelle aree rurali, nelle grotte e nelle cavita’ carsiche della zona. Sul posto, a dirigere le operazioni, erano presenti  l’allora tenente colonnello Gianni Fedeli – oggi alla scuola marescialli e brigadieri di Firenze – e l’allora maggiore Stefano Bove, assieme a volontari, protezione civile, cacciatori e pescatori, ed esperti del posto, dopo la segnalazione arrivata ai carabinieri di Pisa da parte di un pescatore che aveva riferito di aver visto affiorare dalle acque, sulla parte occidentale, una testa e gli investigatori vollero fugare ogni dubbio, non lasciando niente di intentato. L’uomo, che si trovava nel versante occidentale dello specchio d’acqua, aveva visto affiorare qualcosa  che somigliava a una testa con ancora i capelli attaccati prima di scomparire alla vista per immergersi nuovamente in profondità. Le ricerche effettuate dai sommozzatori dei carabinieri e dei vigili del fuoco, che erano partite proprio dal punto dove sarebbe avvenuto il presunto avvistamento, non avevano però dato esito, anche se gli stessi sub avevano ammesso che si trattava di ricerche molto complesse a causa della scarsa visibilità che c’è sott’acqua e del fondale melmoso del lago. Quelle sul lago furono ricerche tattili: si posero sul fondo sabbioso delle cime di riferimento, ossia si stesero delle funi, orizzontali, a traversino o circolari, e gli operatori, seguendo le stesse, tastarono con le mani, palmo palmo, di metro in metro. Una tecnica questa usata quando la visibilità dei fondali è pari a zero, come nel caso del Massaciuccoli le cui acque sono anche ffitte di alghe. La base logistica era stata allestita al porticciolo del Circolo velico, a fianco del Teatro Puccini, da dove erano partiti i gommoni, mentre dal cielo l’elicottero dei carabinieri perlustrava tutta la zona e i cinofili battevano palmo a palmo la zona delle torbiere. Ritrovare il cadavere di Roberta Ragusa, cosa mai successa, avrebbe significato stabilire le cause della morte. Ma il lago è vasto e le ricerche durarono solo due giorni. Ammesso e non concesso che la donna fosse li, e che il corpo fosse ancora intatto. I pesci, infatti, potrebbero averlo divorato.