Traffico organizzato di rifiuti e inquinamento ambientale: ecco le accuse alle 6 aziende

Tca, Chimet, Associazione conciatori, Consorzio depuratore di Santa Croce sull’Arno, Consorzio Aquarno, Lerose srl, sono queste le 6 aziende coinvolte nella maxi inchiesta Keu della Dda di Firenze che ieri ha visto l’invio dell’avviso di conclusione indagini per le 26 persone indagate e le 6 società coinvolte (qui la notizia).
Per queste ultime la Dda ipotizza che: “Ciascun ente per l’illecito amministrativo di cui all’art 5 decreto legislativo 231/2001 in relazione all’art 25 in riferimento ai delitti posti in essere dalle persone fisiche che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa, nell’interesse e a vantaggio degli enti di appartenenza, come specificati in dettaglio ai capi di imputazione, per i delitti riguardanti l’inquinamento ambientale e delitti contro la salute pubblica”.
A vario livello e titolo gli enti sono accusati dalla Dda di: traffico organizzato dei rifiuti liquidi ricevuti da terzi nel depuratore e miscelati con i reflui industriali delle concerie consorziate e con scarichi civili in assenza di autorizzazione al trattamento come rifiuti; traffico organizzato di rifiuti da grigliatura e dissabbiatura degli scarichi industriali delle concerie, miscelati tra loro e inviati indebitamente in discariche di rifiuti non pericolosi; traffico organizzato di ceneri prodotte dal trattamento termico dei fanghi di depurazione del depuratore (Keu) e inviati indebitamente nelle forme del recupero all’impianto Lerose per la produzione di aggregati riciclati non legati; traffico organizzato di rifiuti presso l’impianto Lerose; traffico organizzato di rifiuti entrati e gestiti dagli impianti Lerose con spandimento diretto in ambiente dell’aggregato riciclato non legato contaminato, abusivamente classificato materia prima seconda, in siti per recuperi ambientali e rilevati o in terreni agricoli; traffico organizzato di rifiuti consistenti in fanghi depositati sul letto del canale Usciana, dove si stratificano e ammassano per almeno dieci chilometri lungo l’asta fluviale fino alla confluenza dell’Arno, lasciando che essi vengano trascinati dagli eventi meteorici fino al fiume e quindi al mare; traffico organizzato di rifiuti liquidi di solfato di cromo, abusivamente declassificati come se fossero materia prima, e costituiti dal residuo del trattamento del cromo esausto delle concerie che, nonostante il trattamento effettuato da Aquarno Ecoespanso, non acquisisce i requisiti necessari per essere direttamente impiegato come materia prima.
E ancora dovranno rispondere tramite i loro legali rappresentanti di: Inquinamento ambientale del canale Usciana e del canale Controusciana cagionato dai gestori dell’impianto di depurazione Aquarno a causa dell’abbandono incontrollato dei rifiuti depositati e stratificati nell’alveo del corso d’acqua in conseguenza di scarichi industriali con eccessive portate di solidi sospesi contaminati e di sostanze illegittimamente scaricate in deroga ai limiti tabellari di legge, immettendo così direttamente nelle matrici ambientali rifiuti contaminati da cromo e idrocarburi e altri metalli pesanti, che si andavano a cospargere lungo l’asta fluviale per almeno dieci chilometri fino alla confluenza in Arno; Inquinamento ambientale dei siti di ripristino ambientale e di siti destinati a riempimenti, rilevati e rimodellamenti morfologici del terreno, nei quali veniva impiegato da parte dei titolari della ditta Lerose l’aggregato riciclato non legato, contenente il rifiuto prodotto da Aquarno denominato Keu, tale da non essere considerabile una materia prima che ha perso la natura di rifiuto; per la presenza nell’aggregato di sostanze quali cromo, solfati, cloruri, metalli pesanti e altre sostanze cedibili all’acqua, per valori di contaminazione superiore alle soglie stabilite dal test di cessione; nonché per la presenza nell’aggregato di concentrazioni di sostanze contaminanti in percentuali superiori ai valori limite stabiliti dalla normativa per i parametri di cromo e idrocarburi, solfati, così da contaminare in maniera misurabile e significativa le matrici ambientali con cui veniva a contatto; Inquinamento ambientale delle aree dell’impianto Lerose di Bucine ove in quantità significativa il riciclato contenente Keu era miscelato con altri rifiuti pericolosi di Tca e Chimet e quindi interrato in terreni agricoli o utilizzato per rialzare il piano di campagna del piazzale dell’impianto di Bucine.
La parola ora passerà al gup distrettuale di Firenze per le prime decisioni del caso.