Arrestato il broker della ‘ndrangheta in Toscana: “Gestiva gli affari delle cosche al porto di Livorno”

Mario Palamara raggiunto anche da altri due mandati d’arresto europei
Proprio mentre a Livorno venivano sequestrati 200 chili di cocaina, la Procura di Firenze ha dato notizia di un’altra operazione congiunta tra forze dell’ordine che ha portato all’arresto di Mario Palamara, uno dei broker della ‘ndrangheta considerato il boss del porto toscano.
Il 53enne nato a Melito Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria ma radicato in Toscana, e operativo proprio nel porto di Livorno, secondo una nota della Procura di Firenze, avrebbe svolto attività di brokeraggio per anni per conto della ‘ndrangheta. È stato arrestato lo scorso 11 ottobre in esecuzione di due mandati di arresto europeo, a seguito di due ordinanze emesse dal gip di Firenze, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’importazione di sostanze stupefacenti (erano stati sequestrati circa ottocento kilogrammi di cocaina in container frigo), proveniente dal Sud America, e di fabbricazione di documenti di identificazione validi per l’espatrio falsi, aggravata dalla finalità di commettere altri reati.
A Palamara sono stati notificati altri due mandati di arresto europeo: il primo per l’esecuzione di una condanna definitiva a anni 14 e mesi 4 di reclusione per traffico illecito di sostanze stupefacenti e concorso in riciclaggio; l’altro per l’esecuzione di due misure cautelare in carcere, emesse dal gip di Catanzaro, per importazione di ingenti quantità di cocaina, e l’altra nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze con quella di Catanzaro e l’ausilio della Direzione nazionale antimafia.
Si legge in una nota: “L’arresto è maturato grazie alla sinergia investigativa tra lo Scico della guardia di finanza, la Direzione centrale per i servizi antidroga, il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia- progetto I -Can (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta), l’Udyco centrai della policia national spagnola e le squadre mobili di Firenze e Livorno”. Durante le fasi d’arresto è infatti stato trovato in possesso di documenti falsi . Era tra i 100 latitanti più pericolosi.
La Dda di Firenze a settembre scorso aveva chiuso un troncone dell’inchiesta Nuova Narcos Europea nei confronti di 23 persone, nell’ambito di una più ampia inchiesta, coordinata anche dalla Dda di Reggio e di Milano e che ha portato a novembre 2021 a un centinaio di arresti. Tra gli indagati i nomi di Francesco Riitano, Antonio Giuseppe Ierace di Guardavalle, e Mario Palamara, che, secondo le ipotesi di accusa, avrebbero svolto il ruolo di committenti, gestendo in Italia dal Sud America, l’importazione della cocaina sulla scorta dei propri contatti con i cartelli Sudamericani, demandando ad Emanuele Fonti, l’attività di coordinamento tra i vari sodali incaricati del recupero della droga.
La Dda di Catanzaro lo aveva nel mirino invece nell’operazione denominata Molo 13 che rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria/Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro e dallo Scico della Guardia di Finanza di Roma con il coordinamento della Procura. La misura cautelare, disposta dal gip di Catanzaro nei confronti di 20 soggetti (di cui diciannove in carcere e uno agli arresti domiciliari), è stata eseguita tra Calabria, Sicilia, Puglia, Lazio, Toscana, Liguria, Piemonte e Lombardia. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha evidenziato un grave quadro indiziario a carico di esponenti di spicco della cosca di ‘ndrangheta radicata sul territorio di Guardavalle, e riconducibile alla famiglia Gallace, che avevano messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale con lo scopo di agevolare l’associazione di stampo ‘ndranghetistico, caratterizzata da marcati profili operativi internazionali, capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal Sud America (Colombia, ma anche Brasile) e di “piazzarla” in Europa (Spagna, Olanda, Inghilterra e Slovenia), Nuova Zelanda e Australia.
(La foto è d’archivio)