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Tragedia in piscina, muore un bimbo di 6 anni. Parla il primo soccorritore: “Aveva le labbra blu ed era cianotico”

18 luglio 2022 | 19:30
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Tragedia in piscina, muore un bimbo di 6 anni. Parla il primo soccorritore: “Aveva le labbra blu ed era cianotico”

L’episodio al ‘Piccolo Mondo’ di San Giuliano Terme. Il lucchese Fabio Mannini, gestore del Carrefour di Via del Moro: “Ce l’ho messa tutta. Ho un figlio, in quel piccolo vedevo lui”

“Chiamate un’ambulanza, c’è un bambino che sta morendo!”. Sono state le urla strazianti di una donna ad annunciare quella, che da lì a poco, si sarebbe trasformata nella tragedia del Piccolo mondo, la piscina di San Giuliano Terme in provincia di Pisa. Qui, secondo le prime ricostruzioni di un testimone, ieri (17 luglio) verso le 17,30 un bambino di 6 anni di origine indiana stava giocando sul bordo della vasca quando si è ribaltato in avanti, precipitando nelle acque che lo hanno inghiottito, per un tempo ancora da definire.

Fino a quando le mani del bagnino, un ragazzo di circa 22 anni, lo hanno ripescato dal fondo e posto sul bordo della piscina, dove fra la disperazione dei genitori, le grida d’aiuto e l’attesa di un’ambulanza, senza pensarci un secondo il gestore del Carrefour in via del Moro a Lucca, Fabio Mannini, 32 anni, è tempestivamente intervenuto per prestare il primo, fondamentale soccorso con massaggio cardiaco al piccolo. “Mi trovavo proprio dall’altra parte dello stabile – racconta – Ho iniziato a correre saltando una staccionata e il cancellino delle docce, e sono arrivato sul posto. Dopo una ventina di secondi ho iniziato a massaggiare il torace” racconta Fabio.

Ex volontario della Croce Verde di Lucca dove ha lavorato per 5 anni e titolare attuale del market in centro storico, Fabio stava per lasciare il parco divertimenti Piccolo mondo dove si trovava con la sua ragazza, prima di sentire le grida di aiuto della donna e accorrere sul posto. Ancora incredulo e provato per l’accaduto, è lui a raccontarci i fatti di ieri sera: “Erano due anni che non andavo al Piccolo mondo. Dovevo andare alla piscina di Vicopelago, oltretutto, ma per non andare sempre al solito posto abbiamo scelto di trascorrere due ore a Pisa. Siamo stati lì dalle 15 alle 17,30: a quell’ora stavamo per venire via, avevo già la cartella in spalla e mi stavo avviando all’uscita quando si è sentita una ragazza che urlava disperata di chiamare un’ambulanza. Ho capito subito che si trattava di qualcosa di grave”.

Dopo un anno di servizio civile alla Croce Verde, per un anno è stato dipendente dell’associazione e per 4 anni volontario soccorritore. “Facevo le notti sull’ambulanza, dove ho passato le mie giornate per sei anni. Data la mia esperienza, la mia ragazza mi ha subito spronato ad intervenire. Ma la vicenda ha i contorni confusi: qualcuno diceva che il bimbo era cascato nell’acqua dal bordo della piscina, forse colpito da un malore, e lo hanno ritrovato sul fondo della vasca”.

Da qui, è stato poi estratto dal bagnino e una volta fuori, è intervenuto Fabio: ma “lui appariva già morto. Con la schiuma alla bocca, la schiuma nel naso, gli occhi completamente andati. La pupilla, quando il cervello non risponde più, è dilatata – spiega il ragazzo – ed io gli ho puntato la luce contro ma il bambino non aveva già più il riflesso. Quindi lui, forse, era già un po’ che era cascato nella piscina, e il bagnino, un ragazzo di 22 anni, dopo averlo adagiato sul bordo lo guardava sotto shock”.

Anche Fabio è stato bagnino. Ha svolto questo lavoro alla Casina Rossa di Lucca, dove “il mio capo mi spiegò che il bagnino non deve solo saper nuotare o recuperare una persona, deve essere anche un soccorritore. Perché se va l’acqua nei polmoni, bisogna sapere come levarla. Bisogna saper fare un massaggio cardiaco”, dice il titolare del Carrefour in via del Moro.

“Ieri inoltre c’era molta confusione nella struttura, era piena di gente, famiglie e bambini. Ricordo due figlioli che si strattonavano nell’acqua mezz’ora prima della tragedia e ho detto alla mia ragazza: ‘Va a finire che uno dei due affoga. Fammi rimanere qui a tenerli d’occhio’. Si sono tirati calci e hanno litigato, e a quel punto i genitori sono intervenuti per dividerli e la cosa è finita lì”.

Con quelle immagini sotto gli occhi, “avevo la sensazione che qualcosa stesse per accadere. Era quasi come se me lo sentissi, che sarebbe successo qualcosa”.

E qualcosa purtroppo, è successo: una tragedia che ha investito una famiglia numerosa, con 4-5 figli a carico. Fra questi la piccola vittima, quando Fabio è arrivato sul bordo della piscina, “aveva le labbra blu ed era cianotico: ho sentito subito che non aveva attività cardiaca, ed ho iniziato immediatamente il massaggio durato dieci minuti. Gli ho fatto anche la ventilazione e ha sputato di tutto: mangiare, cibo, e tre quattro litri d’acqua. Però non sappiamo ancora a quanto sia servito. Cioè – precisa Fabio – è servito fino al punto da farlo arrivare in ospedale, dove il battito cardiaco sembrava ripartito. Ma non c’è stato niente da fare”.

Da Cisanello, il piccolo paziente è stato trasferito al Mayer di Firenze da dove è arrivata nella serata di oggi (19 luglio) la notizia della morte dopo l’avvio delle procedure per il riconoscimento della morte cerebrale del piccolo. “Per fare un trasferimento del genere, servono condizioni stabili. Lui, tuttavia, è rimasto forse anche più di un minuto sul fondo della piscina, per quel breve tratto di tempo l’ossigeno al cervello non è arrivato. Io ho provato a fare il possibile per rianimarlo”.

“Ho anche le ginocchia sbucciate tanto che sono stata a massaggiarlo. Lo giravo, lo muovevo: ho tentato veramente di tutto. Il Dae c’era, gliel’ho attaccato e abbiamo provato più volte a scaricare, ma non funzionava. Gli battevo sulla schiena, sulla faccia, gli premevo… Ma era proprio messo malissimo. Quando è arrivata la dottoressa, mi ha detto ‘io non so come hai fatto a riprenderlo in quelle condizioni. Ma io ce l’ho messa tutta: ho un bambino di sette anni, in quel piccolo vedevo mio figlio”.

“Queste cose non devono succedere” si sfoga Fabio. A parlare ora non è il titolare del Carrefour in via del Moro, né l’ex volontario della Croce Verde ed ex bagnino della Casina Rossa: ma un padre.

“Aveva mangiato, era pieno di cibo: potrebbe aver avuto uno choc termico o una congestione immediata, che lo ha portato a sentirsi male nell’acqua. L’acqua, poi, era fresca, e il corpo umano ha una temperatura corporea normale elevata, sui 36-37 gradi: in questi casi, se non c’è qualcuno pronto ad aiutarti, abbiamo visto come può finire”.

È finita con l’ambulanza della Misericordia, arrivata dopo 10 minuti dall’inizio del massaggio cardiaco, con a bordo i sanitari ad intubare il bambino, che però, purtoppo non ce l’ha fatta. “Io sono rimasto sempre lì accanto a lui, a massaggiarlo tutto il tempo finché non ha avuto un minimo di ripresa: a quel punto, lo hanno caricato e portato via”.

Dal Meyer, però, la notizia peggiore: non c’era più niente da fare. I genitori non hanno dato il consenso per la donazione di organi e tessuti.

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