
L’imputato in aula: “Faccio fatica dopo quasi 3 anni a capire quali siano le colpe da me commesse al di la di ogni ragionevole dubbio”
Sentenza rinviata al prossimo 25 ottobre. L’ultimo atto del processo in primo grado, oggi (12 luglio), al tribunale di Pistoia per la vicenda giudiziaria che ha visto finire alla sbarra Gianluca Pantaleoni, l’ispettore della Polstrada di Lucca, distaccato a Montecatini Terme, già comandante ad interim al distaccamento di Viareggio, arrestato nel dicembre del 2019 dalla squadra mobile e accusato di una serie di reati, è rinviato ad autunno.
Alla scorsa udienza il pubblico ministero Giuseppe Grieco aveva chiesto per il poliziotto la condanna a 6 anni e 4 mesi: 4 anni per autoriciclaggio, 1 anno per corruzione, 6 mesi per circonvenzione di incapace, 8 mesi per peculato, 1 mese per le munizioni e 1 mese per le palette trovate durante la perquisizione, 3 mesi per la truffa ai danni dello Stato, 3 mesi per traffico di influenze illecite e 1 mese per abbandono del posto di lavoro. In quell’occasione Pantaleoni aveva depositato un lungo memoriale, ribadendo la sua innocenza e chiedendo di essere assolto.
“Una figura doppia – cosi lo ha descritto il pubblico ministero durante la sua requisitoria – da un lato un ispettore di polizia integerrimo, impegnato sindacalista, paladino della legalità, che non esita a denunciare i possibili comportamenti corruttivi di colleghi e superiori, dall’altro un poliziotto che frequenta pregiudicati, che si fa dare da loro denaro, e al quale viene contestata una mole di reati impensabili per un pubblico ufficiale”.
Pesanti le accuse per cui Gianluca Pantaleoni era finito in carcere, poi ai domiciliari con braccialetto elettronico, e, tuttora, sotto la misura dell’obbligo di dimora, mai revocato durante tutto il processo: corruzione, truffa, traffico di influenze illecite, riciclaggio e circonvenzione di incapace, truffa ai danni dello Stato, falsità ideologica, abbandono del posto di servizio e ricettazione. Nel processo si era costituito parte civile il ministero dell’Interno.
Pantaleoni, sospeso dal servizio, difeso dall’avvocato del Foro di Napoli Nord Giovanni Cantelli, in aula è apparso provato. Una lunga arringa di difesa quella del legale del poliziotto, che ha cercato di smontare, uno ad uno, tutti i reati, eccependo, in primis, la competenza territoriale: per l’avvocato dell’imputato il processo doveva tenersi a Lucca, e non a Pistoia. “Chiedo – ha spiegato il legale – che previa declaratoria di inutilizzabilità della attività dibattimentale già svolta, il collegio voglia dichiarare la incompetenza territoriale del tribunale di Pistoia e disporre, per l’effetto, la trasmissione degli atti al tribunale di Lucca o al tribunale di Pisa”.
Pantaleoni era finito nel mirino degli investigatori della polizia di Stato dopo una segnalazione sugli anomali giri di denaro sui suoi conti correnti. Secondo l’accusa, in tre anni, tra le sue mani sarebbero passati circa 900mila, di cui quasi 400mila euro dai conti, prosciugati, di una dipendente di banca, ipovedente, dalla quale si sarebbe fatto consegnare carte di credito, bancomat e password dell’home banking, dopo averne carpito la fiducia. Fatti, questi, per cui il poliziotto fu accusato di circonvenzione d’incapace. La donna, diverse udienza fa, non solo ritirò la costituzione di parte civile, ma rimise anche la querela, per quanto il reato è procedibile d’ufficio. Un passaggio di denaro, secondo il pm, che non fu frutto della generosità di una benefattrice, ma un piano studiato e portato avanti per ottenere dalla donna i soldi, dietro la promessa di un’amicizia “speciale”. Diverse migliaia di euro erano serviti al poliziotto della Stradale in scommesse online e giochi d’azzardo, oltre a fare la bella vita, con belle donne e cene.
Il pm, nelle sue richieste, aveva chiesto che fosse riconosciuta l’attendibilità della prima confessione resa davanti allo stesso magistrato e al gip, poco dopo l’arresto, poi ritrattata dall’imputato.
L’udienza, iniziata questa mattina alle 11, si è protratta fino al pomeriggio con le arringhe difensive, le dichiarazioni dell’imputato, poi il collegio, invece di ritirarsi in camera di consiglio per pronunciare la sentenza, ha rinviato ad altra udienza per decidere la condanna, o l’assoluzione.
“Faccio fatica dopo quasi 3 anni a capire quali siano le colpe da me commesse al di la di ogni ragionevole dubbio”, ha affermato l’imputato in aula.
“Avranno più tempo per riflettere – il commento a caldo dell’avvocato Cantelli –, la camera di consiglio sarebbe stata molto lunga, e forse questo rinvio è da considerarsi positivo”.