Sparatoria alle Cascine: trovato morto in carcere il poliziotto arrestato

A dare l’allarme sono stati gli agenti della polizia penitenziaria
Lo hanno trovato morto in carcere, a Sollicciano, il poliziotto arrestato dai carabinieri a maggio scorso, accusato di aver sparato al parco delle Cascine ad un cittadino nordafricano, del Gambia, e sospeso dal servizio.
L’ipotesi è quella del suicidio. L’uomo è stato, infatti, ritrovato impiccato.
A trovarlo senza vita, e a dare l’allarme, ieri (8 luglio), in tarda serata, sono stati gli agenti della Penitenziaria, ma ormai, per l’uomo, non c’era più niente da fare.
Il poliziotto, trasferito a Firenze dall’Emilia Romagna, aveva preso servizio nella questura della città gigliata da poco tempo. I militari dell’Arma, dopo il fatto, lo avevano denunciato, e, subito dopo, arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, reati, questi, commessi durante la perquisizione domiciliare nella casa dove viveva assieme alla sua compagna. Nell’abitazione furono sequestrati una pistola e un coltello.
Del decesso è stato informato il pm di turno.
Ferma presa di posizione del sindacato autonomo della polizia penitenziaria Sappe dopo il suicidio di un agente della polizia di Stato che era detenuto nel carcere di Sollicciano.
“Come sapete, abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato – commenta amareggiato Donato Capece, segretario generale del Sappe -. Non so se l’uomo avrebbe potuto o meno, in quanto appartenente alle forze dell’ordine, chiedere di scontare la detenzione in un carcere militare e neppure se questo avrebbe impedito che si togliesse la vita. Certo è che mi sembrano essere questi i problemi reali penitenziarisui quali autorità istituzionali e politiche dovrebbero porre attenzione piuttosto che pensare a qualsiasi ipotesi di cancellare l’ergastolo in Italia”.
Capece sottolinea che “il suicidio e tutti questi altri eventi critici lasciano tutti nello sconcerto, sia il personale operante che i detenuti ivi presenti. Il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”
“Il personale di polizia penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni – aggiunge – E si conferma critico con il ministro della Giustizia Cartabia ed il Capo del Dap Renoldi sull’incontro con detenuti al 41 bis da parte dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” (che vede tra i suoi organi dirigenti anche persone condannate all’ergastolo ed a lunghe pene per fatti di terrorismo…) grazie al via libera del direttore dell’amministrazione penitenziaria per le visite del 7 e 10 maggio a Sassari e a Nuoro: “Speravo non arrivassero a tanto, ma ce l’aspettavamo. Conosciamo la politica del ministro e del capo del Dap. Proprio a Renoldi, che presiedeva una riunione nel carcere di Firenze quando si è suicidato il detenuto vorrei chiedere perché non è rimasto sul posto ed anzi si è subito allontanato dal carcere di Sollicciano… Aspettiamoci di tutto e di più. L’intento del ministero è cercare di eliminare l’ergastolo ostativo: spero davvero che il governo guidato da Mario Draghi non voglia stravolgere questa istituzione. Va bene la tutela dei diritti, ma si parta da quelli dei poliziotti e delle persone per bene. Ogni giorno nelle carceri italiane succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre.Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. L’amministrazione penitenziaria non ha affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti, quasi tutti alle dipendenze del Dap in lavori di pulizia o comunque interni al carcere, poche ore a settimana”.