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Caso Pantaleoni, il pm chiede la condanna a 6 anni e 4 mesi. Il poliziotto: “Sono innocente”

14 giugno 2022 | 16:00
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Caso Pantaleoni, il pm chiede la condanna a 6 anni e 4 mesi. Il poliziotto: “Sono innocente”

Chiesta l’assoluzione per il reato di riciclaggio

Sei anni e 4 mesi.  E’ questa la richiesta di condanna del pm nei confronti di Gianluca Pantaleoni.

Chiesta l’assoluzione su riciclaggio e parzialmente sul traffico di influenze illecite,  4 anni per autoriciclaggio, 1 anno per corruzione, 6 mesi per circonvenzione di incapace, 8 mesi per peculato, 1 mese per le munizioni e 1 mese per le palette trovate durante la perquisizione, 3 mesi per la truffa ai danni dello Stato, 3 mesi per traffico di influenze illecite e 1 mese per abbandono del posto di lavoro.

Si avvia verso la conclusione il processo che vede alla sbarra al tribunale di Pistoia l’ispettore della Polstrada di Lucca, distaccato a Montecatini Terme.

All’udienza di oggi (14 giugno), dopo aver sentito l’ultimo teste della difesa, affidata all’avvocato del Foro di Napoli nord avvocato Giovanni Cantelli, il pubblico ministero, dottor Giuseppe Grieco, ha presentato in aula le sue conclusioni sia nei confronti del poliziotto che degli altri imputati, per reati connessi, formulando la richiesta di pene.  

Il pm, per Pantaleoni, ha chiesto una condanna, totale, per tutti i reati per i quali è andato a processo, per 6 anni e 4 mesi (l’assoluzione sul reato di riciclaggio, e un’assoluzione parziale per il traffico di influenze illecite).

Una dura requisitoria quella del pm, che ha descritto Pantaleoni come una figura doppia: poliziotto integerrimo, sindacalista pronto a difendere i colleghi, e anche persona che si è fatto dare soldi da pregiudicati.

Così ieri davanti al collegio di Pistoia presieduto dal giudice Alessandro Buzzegoli, il pm Giuseppe Grieco ha esposto la sua articolata requisitoria

Pantaleoni, dopo le indagini condotte dalla squadra mobile di Pistoia, all’epoca diretta dal dottor Antonio Fusco, fu accusato di 14 reati, tra cui la circonvenzione di incapace, la corruzione, il riciclaggio e l’abbandono del posto di lavoro.

Il poliziotto ha depositato un memoriale di 38 pagine, con numerosi allegati, cercando di smontare punto per punto tutte le accuse mosse. .

Vi chiedo scusa dal profondo del cuore per l’incomodo arrecato dalla mia vicenda giudiziaria, dove il mio nome, ancora una volta, tuona nelle aule dei tribunali sempre e indistintamente rappresentato dai miei stessi colleghi di giubba, quelli della polizia di Stato – si legge nella premessa dell’atto indirizzato al collegio giudicante –  Sebbene in trentadue anni di onorato servizio ho conseguito successi, premi e riconoscimenti, parole di stima dalle autorità e promozioni per merito oltre che concorsuali, ho dovuto, parallelamente al plauso, difendermi da numerose proposte disciplinari, tutte e sempre decadute, un trasferimento per incompatibilità ambientale, archiviato dallo stesso capo della polizia, denunce interne subite dai vertici verso l’autorità giudiziaria che non hanno avuto mai un seguito, tranne una, terminata con l’assoluzione piena per non aver commesso il fatto. La mia scrupolosa attività di polizia giudiziaria e, parallelamente quella di poliziotto sindacalista a tutela delle condizioni economiche morali ed assistenziali dei colleghi, ha sempre prevalso anche rispetto al diritto di esercitare azioni politiche contro la gestione delle istituzioni stesse, laddove determinati provvedimenti assumevano una incidenza diretta o indiretta e/o un riverbero negativo sulla sicurezza della polizia e dei cittadini. Un poliziotto diverso e forse anche l’unico ad aver beneficiato per tutti i trasferimenti, anche in progressione di qualifica, della medesima città di nascita e di residenza ovvero quella di Lucca, peraltro nell’ambita specialità della Polizia Stradale. Ogni mio servizio fuori sede è sempre stato su base volontaria come la sottosezione Polstrada di Montecatini Terme. Una carriera sempre in avanzamento con uno stile di vita apparentemente agiato, grazie sia all’ex coniuge benestante, sia a personali investimenti immobiliari. Se a tutto questo si aggiunge il confronto energico ma pur sempre costruttivo del sindacalista scomodo, risulta difficile parare sempre eventuali sentimenti di malevolenza. Per quello che già ho subito e superato nel passato posso tranquillamente affermare in piena responsabilità che spesso taluni rappresentanti della mia amministrazione disarmati dalla disciplina hanno utilizzato invano la macchina della giustizia per e contro Pantaleoni. Ebbene, in ogni circostanza la mia percezione non è mai stata quella di un indagato o imputato, bensì di un avversario politico, un nemico da sconfiggere. Oggi, non posso dire diversamente, a partire dal profilo disciplinare, dove fortunatamente ho vinto la mia prima battaglia con taluni rappresentati dell’amministrazione che facevano le corse per cacciarmi ed iniziando, a mia indifesa (perchè in carcere), il provvedimento di destituzione. Le norme non escludono che anteriormente alla formale assunzione dello stato giuridico di imputato si possa attivare il procedimento disciplinare ma in tal caso deve valutare caso per caso disponendo di sicuri ed autonomi elementi di colpevolezza, altrimenti sospenderlo. Dopo un lungo impasse, il precedente capo della polizia Franco Gabrielli, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha decretato la sospensione del mio procedimento disciplinare fino a sentenza definitiva. Addirittura ho subito l’ennesima azione disciplinare terminata come tutte le altre in archiviazione, proprio e durante gli arresti domiciliari per fatti e/o comportamenti che non potevano essere diversi da quelli del mio arresto, durante la sospensione dal servizio. Relativamente invece alla mia vicenda penale confido con cuore e fiducia in voi giudici, affinchè possiate con estrema serenità valutare ogni profilo giuridico e comportamentale connesso”

“Cene, viaggi, gioco e donne sono le passioni che mi hanno accompagnato per molto tempo – ammette il poliziotto nel suo memoriale -. A seguito di un burrascoso divorzio definito nel 2016, ma già radicato negli anni precedenti, con conseguenti ripercussioni economiche, quello che prima era un diversivo, assumeva i contorni di una vera e propria malattia, la ludopatia, vuoi per il maggior tempo dedicato al gioco ma soprattutto per aver mantenuto il medesimo tenore di vita. Il fabbisogno economico non ha mai prevalso sulla responsabilità di ogni mia condotta, del rispetto dei limiti e senza mai travalicare nell’illecito. Non avrei mai pensato, quel 5 dicembre 2019, di essere arrestato con le manette ai polsi, finire in carcere come uno dei peggiori criminali”.

E poi il ricordo della sua esperienza in cella, prima a Pistoia, poi a Sollicciano, i domiciliaricon braccialetto elettronico e, ora, la misura cautelare dell’obbligo di dimora, ancora in essere, il suo no a riti alternativi, il cambio di diversi avvocati, fino all’inizio del processo: “Mi proponevano di firmare un’ammissione di colpa sulla circonvenzione di incapace e la truffa poi di richiedere il rito abbreviato – afferma –  Una violenza ancora continua ed inaudita sulla verità dei fatti alla quale non ho più resistito, ho preferito tornare subito in cella e ricusarli”.

La vicenda giudiziaria prende inizio da accertamenti eseguiti dal commissariato di polizia di Montecatini sui conti correnti con riscontro di notevoli flussi di denaro. Nel giro di pochi anni tra le mani del poliziotto, che ha ricoperto anche l’incarico di comandante ad interim del distaccamento di Viareggio, sarebbero passati, secondo l’accusa, circa 900mila euro. Molti dei quali prelevati dai conti correnti, e con le carte di credito e bancomat, della donna ipovedente.  L’indagine. coordinata dalla procura, fu condotta dalla squadra mobile di Pistoia, diretta all’epoca dal dottor Antonio Fusco, con tanto di intercettazioni sia telefoniche che ambientali.

Nel memoriale difensivo Gianluca Pantaleoni ha messo nero su bianco tutte le sue spiegazioni in merito a ogni singolo capo d’accusa. abbandono del posto di servizio, peculato e detenzione di munizioni, palette e falsi sigilli, false malattie, truffa al corso E-Learling, traffico di influenze illecite, corruzione, circovenzione di incapace, riciclaggio e autoriciclaggio.

Quanto alle intercettazioni, Pantaleoni e il suo legale hanno insistito sull’eccezione già presentata del loro inutilizzo

Poi l’appello: “Ribadisco con forza di essere innocente”.

Alla prossima udienza, fissata per il 12 luglio alle 11,  le arringhe difensive, le dichiarazioni dell’imputato, poi il collegio si ritirerà in camera di consiglio per pronunciare la sentenza.