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Cronaca
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Picchia un uomo minacciandolo con una pistola e si fa intestare un’auto

22 aprile 2022 | 07:30
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Picchia un uomo minacciandolo con una pistola e si fa intestare un’auto

Condannato a 8 anni un uomo di Santa Maria a Monte

E’ stato condannato in via definitiva a 8 anni di reclusione un 68enne di Santa Maria a Monte per estorsione aggravata. All’uomo è stata contestata anche la recidiva infraquinquennale per precedenti condanne a Lucca e Livorno per reati legati alle leggi fallimentari e sulla bancarotta fraudolenta.

La suprema corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso dichiarandolo inammissibile e condannandolo anche a pagare le spese processuali. Secondo i giudici l’uomo, con la complicità di un 65enne di Bologna, avrebbe aggredito e pestato un uomo per un presunto debito costringendolo poi sempre con la forza a intestargli un’auto di grossa cilindrata per espiare il dovuto. La vittima lo avrebbe successivamente denunciato e dalle indagini si è poi passati ai processi ora conclusi con la sentenza degli ermellini dei giorni scorsi. In primo grado era stato condannato a 10 anni di reclusione. L’episodio sarebbe avvenuto a Chiesina Uzzanese alcuni anni fa e l’imputato avrebbe agito anche con un’arma da fuoco, utilizzata per minacciare la vittima secondo i giudici, e gli avrebbe anche sottratto il portafoglio dopo il pestaggio e le minacce.

L’imputato ha provato a difendersi in giudizio ammettendo il credito ma esponendo una diversa versione dei fatti e cioè affermando che le minacce e i pestaggi non erano mai avvenuti e che l’auto era stata data in cambio del prestito spontaneamente. Sempre in giudizio ha contestato anche le aggravanti ma soprattutto ha invocato tramite il suo legale il cosiddetto vizio di mente, per l’incapacità all’epoca dei fatti di intendere e volere per via di abuso da alcol e droghe. Ma per i giudici di Piazza Cavour le sue istanze sono risultate infondate.

Si legge infatti in sentenza sul punto: “Relativamente al terzo motivo di ricorso, la corte di Appello di Firenze ha osservato che la perizia in atti non ha concluso per un vizio parziale di mente, avendo solo affermato di aver riscontrato nell’imputato uni, parziale riduzione della capacità di intendere e di volere che non raggiungeva una diminuzione legalmente apprezzabile; sul punto il ricorrente propone una inammissibile diversa valutazione delle risultanze processuali”. In ultimo ha provato a screditare le accuse della vittima ma anche qui la Cassazione ha replicato in modo perentorio: “Nel caso in esame il ricorrente chiede una nuova valutazione delle prove acquisite, diversa da quella effettuata dalla Corte di appello, e su aspetti sui quali il giudice di secondo grado si è già pronunciato. I ricorsi devono, pertanto, essere dichiarati inammissibili”. Il caso è chiuso.