Cave sulle Apuane, la Cgil: “Un bene non rinnovabile e da normare”

Per il sindacato occorre valorizzare il territorio con opportunità di lavoro basate sul turismo ambientale
“Il Piano paesaggistico e le norme sul governo del territorio della Toscana, assieme al Piano regionale cave, costituiscono un punto tra i più avanzati a livello nazionale di tutela e valorizzazione del territorio. Come Cgil li abbiamo condivisi e sostenuti, perché stabiliscono il primato della politica e della cosa pubblica a fronte degli interessi privati e particolari”.
Lo affermano, in una nota congiunta, Maurizio Brotini, segretario Cgil Toscana, Simone Porzio, del dipartimento ambiente e territorio Cgil Toscana, Giulia Bartoli, segretaria generale Fillea Cgil Toscana, Paolo Gozzani, segretario generale Cgil Massa Carrara e Rossano Rossi, segretario generale Cgil Lucca.
“Le cave – spiegano – non sono un territorio franco, ma beni non riproducibili da normare contemperando tutela dell’ambiente e lavoro, in un equilibrio difficile ma da raggiungere attraverso il coinvolgimento delle intere comunità interessate. Lo ribadiamo, a fronte dei continui e sconsiderati attacchi. Il quadro normativo regionale costituisce un riferimento cogente che rimanda virtuosamente ai livelli territoriali l’approfondimento del nesso autorizzazioni e quantitativi, filiera corta e resa, lavorazione in loco e utilizzo delle risorse derivanti dallo sfruttamento della materia prima. Riteniamo che si possa e si debba lavorare per la definizione ed il riconoscimento del distretto del marmo apuo-versiliese, per definire una modalità di lavorazione che rientri a pieno in un processo di economia circolare riducendo al minimo gli scarti e prevedendo ad esempio il recupero della marmettola al momento del taglio, con la realizzazione di mattoni pressati a freddo. Promuovendo tale politica anche attraverso l’utilizzo dei prodotti in primo luogo da parte delle amministrazioni locali, inserendole nei propri bandi o incentivandone la diffusione”.