Giù dalle scale in questura, condanna definitiva per due poliziotti di Prato

Secondo i giudici sono responsabili di falso ideologico in atto pubblico: condannati a un anno e sei mesi di reclusione
Due poliziotti, che all’epoca lavoravano in questura a Prato, avevano dichiarato che un cittadino di origine extracomunitaria era caduto dalle scale perché ubriaco e molesto. In realtà i processi a loro carico hanno dimostrato che i due hanno dichiarato il falso ed è arrivata anche la sentenza definitiva di condanna da parte della suprema corte di Cassazione.
Furono loro a buttarlo giù dalle scale della questura, secondo i giudici. Lapidarie infatti le parole degli ermellini in sentenza: “Occorre anzitutto evidenziare che gli elementi di responsabilità a carico dell’imputato sono stati ricavati dalle videoregistrazioni delle telecamere di sicurezza della questura che hanno ripreso l’intero episodio, e, altresì, dalle concordi testimonianze dei colleghi degli imputati, anch’essi presenti all’accaduto. Trattasi di prove dirette della condotta criminosa, ritenute dalla corte di Appello inequivocabili e tali da non lasciare spazio ad alcuna diversa interpretazione”.
Il cittadino extracomunitario che era in stato di fermo stando alle risultanze processuali, ora divenute verità giudiziaria, sarebbe stato “preso per le spalle… e scaraventato con forza giù dalle scale”, per la corte di Appello il principale imputato “si avvicina in modo deciso all’uomo, lo afferra per un braccio e lo tira in direzione delle scale dalle quali lo spinge”.
Per il secondo imputato, che ha assistito alla scena senza intervenire e successivamente sottoscrivendo il finto verbale insieme al collega, si legge in sentenza: “In considerazione della posizione frontale che implicava che la scena si fosse dipanata proprio sotto i suoi occhi, si articola in ben più compiuta disamina dei vari aspetti che la vicenda concreta presenta (quale ad esempio anche proprio il fatto che l’imputato ebbe a sottoscrivere l’annotazione di servizio che attestava, da parte di entrambi i firmatari, la verificazione del fatto nei termini – poi rivelatisi falsi – ivi descritti, in tal modo palesando, piuttosto, di aver avuto piena e diretta percezione del fatto in essa descritto). A ciò si aggiunga che la sentenza di primo grado chiarisce che il poliziotto è talmente vicino alla scena, da essere costretto a spostarsi per non rimanere travolto”.
Entrambi gli imputati sono stati condannati a 1 anno e sei mesi di reclusione, e anche alle spese processuali e a 3mila euro di ammenda ciascuno per falso ideologico commesso in atto pubblico da pubblici ufficiali.