Tartufo, cerca e cavatura sono nel patrimonio immateriale Unesco

C’è il si da Parigi, che invita a mantenere il benessere del cane e non esagerare con la commercializzazione
La cerca e cavatura del tartufo in Italia è patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco. Si conclude nel migliore dei modi quindi, un percorso lungo, portato avanti con tenacia negli ultimi anni da una moltitudine di realtà diverse in tutta Italia ma che sono riuscite a lavorare insieme, complice anche l’associazione delle città del tartufo (qui).
Lo ha deciso la sedicesima sessione del comitato dell’organizzazione mondiale per l’educazione, la scienza e la cultura Unesco riunito a Parigi. Nel dare l’ok all’inserimento nella lista del lavoro antichissimo dei cercatori, ha invitato l’Italia a fare attenzione al rischio di una potenziale eccessiva commercializzazione e a garantire la sorveglianza e la buona gestione delle attività turistiche. Con un’attenzione particolare al benessere dei cani da tartufo e l’esortazione a condividere le esperienze di tutela con altri Stati con caratteristiche simili.
L’arte della ricerca del tartufo coinvolge in Italia una rete nazionale composta da circa 73.600 tartufai riuniti in 45 gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani, da singoli tartufai (circa 44.600) e da altre 12 associazioni di tartufai che insieme all’Associazione Nazionale Città del Tartufo coinvolgono circa 20mila liberi cercatori e cavatori.