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Cronaca
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Caso Pantaleoni, in aula gli ultimi testi dell’accusa. Il reato di corruzione derubricato

16 novembre 2021 | 19:15
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Caso Pantaleoni, in aula gli ultimi testi dell’accusa. Il reato di corruzione derubricato

L’ispettore era stato accusato di aver fornito a malavitosi, in cambio di denaro, le targhe delle auto civetta della questura di Pistoia

Il reato più grave per un poliziotto è tradire i colleghi. Gianluca Pantaleoni, l’ispettore della Polstrada di Lucca distaccato a Montecatini Terme,  come si ricorderà, fu arrestato, nel dicembre di due anni fa, anche con l’accusa di aver fornito a personaggi della malavita le targhe delle auto civetta della questura di Pistoia. Accusa, questa sempre negata dall’imputato. La perseveranza del poliziotto a rifiutare tutti i riti alternativi per dimostrare la propria innocenza e la tenacia professionale del suo avvocato Giovanni Cantelli del foro di Napoli Nord ha già fatto la differenza: oggi in aula la pubblica accusa si è convinta delle tesi difensive già emerse in questa fase processuale modificando il reato di corruzione nell’ipotesi meno grave, dall’articolo 319 (atti contrari ai doveri di ufficio) al 318 (asservimento delle proprie funzioni a utilità altrui) del codice penale, anche se Pantaleoni si professa innocente anche su questo reato e non intende certo sfruttare la modifica dello stesso per ricorrere a riti diversi dal dibattimento sull’intera vicenda.

Oggi (16 novembre) uno dei testi della pg, relativamente all’accusa dell’abbandono del posto di servizio,  ha dichiarato che il posizionamento del gps rilevato non è poi così preciso anche in rapporto all’orario stesso, peraltro nella fase descritta risulterebbe che in una intercettazione Pantaleoni richiede al suo comando proprio l’apertura del cancello della caserma e quindi sicuramente non si trovava molto distante.

Un altro teste del commissariato di Montecatini ha invece riferito che le pattuglie della sottosezione di Montecatini di consuetudine effettuano rifornimento carburante ad un distributore in pieno centro della cittadina termale, non solo che l’autovettura vista quel giorno vicino al ristorante in via pistoiese, (verosimilmente per un caffè) si trovava non molto distante dal cavalcavia autostradale.

La ex fidanzata di Pantaleoni,in virtù del medesimo rapporto di convivenza, si è avvalsa invece della facoltà di non rispondere.

Il collegio giudicante ha rinunciato poi all’escusssione del padre della donna ipovedente di Pisa, nei confronti della quale la procura ha ipotizzato il reato di circonvenzione di incapace, per problematiche emerse nella comprensione del linguaggio e reso difficile a causa di un passato intervento chirurgico. Tuttavia, sebbene non vi sia stata alcuna prosecuzione sia sull’esame che il controesame, è apparsa chiara, se non altro verso la difesa, la volontà di non agire penalmente nei confronti di Pantaleoni

La vicenda giudiziaria dell’ispettore Pantaleoni segue al colpo di scena dei giorni precedenti con la remissione della costituzione di parte civile da parte della donna pisana, che non solo ha ammesso di non aver mai intrapreso alcun tipo di rapporto sentimentale con Pantaleoni, che ha sempre rifiutato lo stesso, e fin dall’inizio, ma lei stessa si è sentita offesa da tale accusa di circonvenzione quale laureata e impiegata di banca.

Il 14 dicembre riprenderà il processo con la parte più culminante per dar voce finalmente allo stesso imputato già pronto a depositare un copioso fascicolo e le proprie dichiarazioni spontanee oltre che ad essere esaminato.

Domani (17 novembre), invece, al tribunale del riesame di Firenze si deciderà sul ricorso presentato dalla difesa per far cessare la misura cautelare dell’obbligo di dimora.