Traffico di cocaina, la Toscana seconda in Italia per quantitativi sequestrati

Nuove e innovative modalità di spaccio al vaglio della Dda di Firenze: dai driver ai servizi postali utilizzando anche app e siti web alternativi
Nel 2020 le regioni nelle quali sono stati sequestrati i maggiori quantitativi di cocaina sono state la Calabria e la Toscana, rapportato al numero di abitanti di 15-74 anni, in Calabria si raggiungono 504 chili e in Toscana 130 chili contro un valore nazionale medio pari a 30: Firenze e la Versilia le zone regionali più interessate al fenomeno del consumo.
Nuove e innovative modalità di spaccio al vaglio della Dda di Firenze: dai driver ai servizi postali utilizzando anche app e siti web alternativi. La polvere bianca arriva dal Sudamerica innanzitutto tramite i canali della ‘ndrangheta, nei porti calabresi, toscani, laziali e liguri, per poi essere smistata in tutta Europa attraverso i propri affiliati che agiscono sul territorio spesso investendo gli enormi proventi anche in società pulite tramite prestanomi.
La cocaina destinata in Italia giunge prevalentemente via mare, infatti, nei porti e nelle aree costiere tirreniche. La produzione si concentra principalmente nell’area andina del Sud America con i tre maggiori paesi produttori (Colombia, Perù e Bolivia), in quanto l’arbusto della coca (Erythroxylon coca) da cui si estrae il potente principio attivo cresce spontaneamente nei climi caldi e umidi tropicali dell’America meridionale ad un’altitudine compresa tra i 700 e i 2000 metri. I paesi limitrofi (Brasile, Venezuela, Argentina ed area caraibica) viceversa rivestono un ruolo importante quali aree di stoccaggio nonché zone di transito per l’esportazione verso l’Europa e gli Stati Uniti d’America.
La cocaina arriva nascosta in carichi “di copertura” tramite container stivati in grandi navi commerciali ovvero, via aerea, tramite i cosiddetti “corrieri ovulatori”. I flussi che attraversano l’Africa, insistono sui paesi del versante occidentale dai quali la sostanza poi riparte. Nel periodo tra il settembre 2020 e il marzo 2021, è stata sequestrata cocaina per nove tonnellate: in sei mesi la quantità confiscata è stata maggiore a quella di tutto il 2019. Se l’andamento dei sequestri dovesse essere confermato nel 2021, si potrebbe ipotizzare anche un cambio nelle rotte: negli ultimi tempi infatti sono aumentati i sequestri di cocaina in Grecia e in Turchia, da dove poi arrivano al Mar Nero per arrivare nei Balcani, un cambiamento forse dovuto ai maggiori controlli e sequestri nei porti del Nord Europa.
Il generale Antonino Maggiore, da un anno a capo della Direzione centrale dei servizi antidroga, l’organismo interforze del ministero dell’Interno che si occupa del contrasto al traffico di stupefacenti ha provato a fare il punto della situazione. “Guardando però agli ultimi anni – ha dichiarato all’Ansa il generale – possiamo vedere che già il 2019 era stato un anno record con oltre 8 tonnellate di cocaina sequestrata. In media, nel decennio passato, si sequestravano tra le 4,5 e le 5 tonnellate di cocaina l’anno. Nel 2020 l’aumento è stato del 60 per cento circa rispetto al 2019 (oltre 13 tonnellate sequestrate). Nei primi mesi del 2020, prima del Covid, i sequestri più ingenti erano avvenuti a Livorno, Civitavecchia e Gioia Tauro. Poi, scoppiato il Covid, era stato notato uno stallo. Ad esempio in Perù il prezzo era basso, i cocaleros (i coltivatori di coca) non si spostavano perché intimoriti o per il lockdown, che vietava gli spostamenti delle persone e delle merci, tra i quali anche i precursori (le sostanze usate per la lavorazione delle materie prime). Quando le misure sono state allentate, sono ripresi i traffici; i prodotti accatastati sono ripartiti e i narcotrafficanti hanno cercato di recuperare il tempo perso”.
Non tutta la cocaina sequestrata in Italia era diretta al mercato interno spiega il direttore centrale dei Servizi antidroga, “possiamo quindi pensare che una parte delle tredici tonnellate fosse destinata a organizzazioni criminali non italiane, fermo restando che la ‘ndrangheta mantiene un forte dominio, incalzata dagli albanesi che ormai hanno broker in Sudamerica e affiliati in Nord Europa, come dimostra l’indagine Los Blancos condotta dalla polizia di Stato e dalla procura di Firenze”.
Con l’arrivo della pandemia e il successivo lockdown sono aumentare le vendite online accelerando l’utilizzo di uno strumento già esistente, deep web, dark net, social oppure app di messaggistica. “In precedenza – conclude il direttore centrale dei Servizi antidroga – questi canali erano utilizzati soprattutto per le droghe sintetiche, mentre durante la pandemia sono stati sfruttati anche per quelle tradizionali. Non siamo ancora a un livello paragonabile allo spaccio di strada, ma le quantità sono cresciute anche perché i pagamenti sono più sicuri. La consegna resta un problema per chi usa questo canale: qualcuno si è vestito da rider, altri hanno utilizzato i servizi postali, ma nel frattempo negli aeroporti si individuano più facilmente i pacchi, dove fanno dei controlli in base ai rischi e alle possibilità”.
Indagini sono in corso anche da parte della Dda di Firenze sulle nuove modalità di spaccio della cocaina che in alcune zone, tra cui il capoluogo di regione e la Versilia registra aumenti consistenti nel consumo e quindi nelle attività di vendita. È bene ricordare che i proventi dello spaccio di droga vanno a finire, al termine del giro di denaro, nelle tasche dei potenti boss delle mafie italiane e straniere che agiscono in Toscana, e non solo ovviamente, in primis la ‘ndrangheta. La lotta al traffico di cocaina che resta la droga più diffusa in Italia passa anche attraverso le nuove e moderne attività investigative che tengono il passo delle idee sempre più all’avanguardia dei padrini della droga.