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Arbitro col naso rotto, calciatore condannato. Il legale della parte offesa: “Giustizia è fatta dopo 10 anni”

5 giugno 2021 | 14:51
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Arbitro col naso rotto, calciatore condannato. Il legale della parte offesa: “Giustizia è fatta dopo 10 anni”

L’avvocato Olmi: “L’assist più importante l’ha fornito l’imputato rinunciando alla prescrizione”

L’assist del calciatore all’arbitro.

Dopo 10 anni dal fatto finalmente arriva la sentenza per un fatto davvero increscioso: un arbitro che si dedica per hobby alla direzione di partite amatoriali era tornato a casa col naso rotto.

Ma in questo caso l’assist più importante l’ha fornito l’imputato rinunciando alla prescrizione.

Il processo, per danni, si incardina dinanzi al giudice di pace che dispone una perizia sul danno. Un danno che ha superato i 40 giorni, per cui il giudizio passa alla competenza del tribunale.

“Ci vogliono anni  – spiega l’avvocato Antonio Olmi, difensore della parte offesa costituita parte civile –  prima che il fascicolo transiti”.

Ma finalmente si apre  il processo e nel gennaio 2020 c’è il colpo di scena: l’imputato rinuncia alla prescrizione ma decide di non sottoporsi all’esame.

“In aula – racconta il legale – sono sfilati i testi che la stessa pubblica accusa ha ritenuto mendaci tanto da chiedere la trasmissione degli atti per loro in procura. Tante le incongruenze nel loro riferito al giudice: alcuni che ricordano che l’arbitro avesse estratto il cartellino (all’epoca a gara terminata non si poteva poi esibire i cartellini agli espulsi) altri che ricordano di essere andati dall’arbitro per farsi alleggerire la squalifica chiedendo scusa per le offese”.

All’udienza finale, come precisato dallo stesso avvocato Olmi, non si è presentato neanche l’avvocato di fiducia.

Il tribunale di Firenze  ha condannato a 4 mesi di reclusione il calciatore e a rifondere le spese di patrocinio al difensore rinviando alla sede civile la quantificazione del danno all’arbitro.

“Giustizia è fatta – esulta Olmi – dopo 10 anni dal fatto finalmente arriva la giusta sentenza. Lo sport è divertimento e gente così dovrebbe essere allontanata per sempre dai terreni di gioco”