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Cronaca
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30 milioni di debiti erariali e 15 milioni di crediti messi all’incasso: tre imprenditori arrestati

3 giugno 2021 | 11:15
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30 milioni di debiti erariali e 15 milioni di crediti messi all’incasso: tre imprenditori arrestati

Coinvolti nell’indagine delle fiamme gialle anche 4 professionisti, tra i quali un notaio sospeso dall’attività professionale per un anno

Tre imprenditori pratesi sono stati arrestati dalla guardia di finanza di Firenze per tentata truffa ai danni dello Stato per un ammontare complessivo di circa 15 milioni di euro a seguito del fallimento di sette società cooperative di facchinaggio e trasporto che avevano maturato debiti con l’Erario per una trentina di milioni.

Le fiamme gialle di Firenze hanno scoperto società cooperative con 30 milioni di euro di debiti erariali e bloccato le richieste di rimborso per 15 milioni.

A finire in manette sono stati tre imprenditori. Tra le misure adottate l’interdizione di un ano dall’esercizio della professione, tre  obblighi di dimora e presentazione alla pg per quattro professionisti.

L’inchiesta nell’ambito dell’operazione Ben Hur, portata avavanti del comando provinciale della guardia di finanza di Firenze, ha portato, oggi (3 giugno) a dare esecuzione all’ordinanza di misure cautelari emessa dal gip Federico Zampaoli, su richiesta del pm Christine Von Borries, per tentata truffa ai danni dello Stato per circa 15 milioni di euro a seguito del fallimento di 7 società cooperative di facchinaggio e trasporto che avevano maturato debiti erariali per quasi 30 milioni di euro e dalle cui casse erano fuoriusciti circa 2,3 milioni di euro.

L’attività investigativa, condotta dal secondo Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza sotto la direzione della procura della Repubblica di Firenze, diretta dal dottor Giuseppe Creazzo, trae origine dalla denuncia per una presunta estorsione attutata ai danni di un notaio della provincia di Firenze dall’amministratore di una delle società cooperative.

A seguito delle dichiarazioni rese dal denunciato, i preliminari accertamenti hanno fatto emergere un potenziale quadro di un articolato sistema di frodeche ha coinvolto tre imprenditori dell’area pratese,i quali avrebbero di fatto rilevato nel tempo alcune società cooperative avvalendosi della collaborazione professionale del notaio e di altri tre professionisti, di cui due situati fuori regione. Intestate a prestanome e di fatto non più operanti, attraverso false dichiarazioni Iva, le società cooperative avevano maturato crediti rilevati come inesistenti per 15 milioni di euro, richiesti a rimborso all’Agenzia delle Entrate e ceduti ad una società milanese operante in un settore differente da quello delle cooperative, per una contropartita di circa 2,3 milioni di euro.

Su istanza del pm, che procede in ordine a più di una ventina di episodi di reato riconducibili alla bancarotta fraudolenta documentale e per distrazione nonché alla tentata truffa ai danni dello Stato, le società cooperative ricondotte ai tre imprenditori sono state dichiarate fallite dal tribunale di Firenze nel 2020, per esposizioni debitorie, perlopiù erariali, per un valore di quasi 30 milioni di euro e 2,3 milioni di euro distratti dalle casse.

Nella giornata odierna, è stata data esecuzione all’ordinanza con la quale sono stati sottoposti agli arresti domiciliari i tre imprenditori pratesi, all’obbligo di dimora nel comune di residenza e contestuale obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, più volte alla settimana, dei tre professionisti, mentre il notaio è stato interdetto dall’esercizio della professione per un anno.

Nell’ordinanza, il Gip fiorentino rileva che le indagini “hanno consentito di identificare con certezza gli indagati e di acquisire nei loro confronti gravissimi indizi di colpevolezza” e che il periodo massimo previsto per legge per l’interdizione del notaio deriva da “il numero cospicuo di atti e la loro rilevanza in relazione ai quali … risulta aver prestato la propria opera professionale, unitamente apprezzato alla spregiudicatezza con la quale risulta aver posto in essere la condotta” e che la circostanza della denuncia per estorsione “non vale ad elidere in quadro cautelare, potendosi, anzi, apprezzare come un tentativo di allontanare i sospetti”.

Le attività di indagine condotte dalla guardia di finanza fiorentina, sotto la direzione della procura della Repubblica di Firenze, hanno consentito di bloccare le richieste di rimborso dei 15 milioni di euro, in piena tutela degli interessi erariali.