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Fabbriche a fuoco nell’aretino, la Fondazione Caponnetto: “Attenzione al fenomeno mafioso”

12 aprile 2021 | 13:46
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Fabbriche a fuoco nell’aretino, la Fondazione Caponnetto: “Attenzione al fenomeno mafioso”

Nel focus fatto dalla stessa Fondazione si rileva che nella provincia di Arezzo, in particolare in Val di Chiana e Valdarno, si concentrano gli interessi di soggetti legati alla camorra napoletana

E’ la Fondazione Antonino Caponnetto ad esprimere la propria preoccupazione per gli incendi avvenuti in provincia di Arezzo a Bucine. “Auspichiamo, nel pieno rispetto dell’autorità giudiziaria, che si indaghi a 360 gradi con una attenzione pure al fenomeno mafioso”.

La provincia di Arezzo è sempre stata monitorata con attenzione dalla Fondazione Caponnetto e pure dal giudice quando era in vita.

Non si abbia paura di nominare la mafia – spiega il presidente Salvatore Calleri –  in un territorio in cui è ben presente e dove con il Covid si sta arricchendo sempre di più”.

Nel focus fatto dalla stessa Fondazione si rileva che nella provincia di Arezzo, in particolare in Val di Chiana e Valdarno, si concentrano gli interessi di soggetti legati alla camorra napoletana .

“Tale presenza, nel semestre in esame – si spiega dalla Fondazione –  è confermata da un provvedimento ablativo disposto dal Gip di Napoli nei confronti dell’imprenditore campano che, tra Firenze e Arezzo, aveva creato una vera e propria holding criminale con lo scopo di riciclare i proventi illeciti provenienti dal clan MallardoAlcuni provvedimenti interdittivi disposti dal prefetto di Arezzo hanno, peraltro, evidenziato rischi di infiltrazione mafiosa anche da parte della ‘ndrangheta, in particolare per due aziende operanti nella ristorazione, rispettivamente riconducibili alla famiglia Bagalà (del clan Piromalli) di Gioia Tauro e alla cosca Labate di Reggio Calabria”.

“Le misure  – prosegue la Fondazione – seguono quella emessa nel 2018 (confermata da una pronuncia del Tar) nei confronti di una società operante nel settore dei servizi, tenuto conto dei legami affaristici e personali tra il nucleo familiare cui l’azienda è riconducibile ed elementi di una cosca calabrese. Per quanto riguarda i traffici degli stupefacenti è risultata di rilievo l’operazione eseguita il 6 marzo 2020 ad Arezzo dai carabinieri, nei confronti di appartenenti a due gruppi criminali uno albanese e uno romeno, i quali operavano anche in altre località (Firenze, Perugia, Brescia, Trento e Verbania) dove sono state effettuate perquisizioni”