La richiesta |
Cronaca
/

La richiesta della sindaca Baracchini: “L’ospedale di Pontremoli torni no Covid”

8 novembre 2020 | 16:47
Share0
La richiesta della sindaca Baracchini: “L’ospedale di Pontremoli torni no Covid”

Il primo cittadino: “E’ doveroso un ripensamento, il nostro ospedale non è infatti in grado oggi di gestire pazienti Covid”

“L’ospedale di Pontremoli torni no Covid”

E’ la richiesta di Lucia Baracchini, sindaca della cittadina della Lunigiana, in provincia di Massa Carrara, che si dice “rammaricata e preoccupata delle scelte della Regione e dall’Asl circa la destinazione da dare all’ospedale di Pontremoli in questa fase di emergenza Covid”,

Una preoccupazione anche, e soprattutto, per le conseguenze che potrebbero determinare.

“Ieri – spiega sulla pagina del Comune la prima cittadina – infatti, dopo che nei giorni scorsi si erano susseguite sul tema alcune telefonate interlocutorie con l’Asl e, sostanzialmente, si attendeva il confronto tra quest’ultima ed i sindaci interessati, ho saputo invece che la decisione era già presa, che gli allestimenti erano in corso e che i trasferimenti dei pazienti sarebbero seguiti a breve. Così è avvenuto o sta avvenendo. Credo che agire in questo modo non solo non sia corretto, ma crei rabbia e confusione tra personale sanitario e cittadini”.

Per la sindaca è “doveroso un urgente ripensamento” e per questo motivo si è rivolta direttamente al neo assessore regionale, sperando in un suo fattivo intervento.

“Per ragioni evidenti – spiega – il nostro ospedale non è infatti in grado oggi di gestire pazienti Covid e non si capisce come mai l’azienda Asl, che ne è ben consapevole, non scelga nuovamente la distribuzione delle competenze tra presidi operata qualche mese fa, dimostratasi molto più funzionale agli immobili che ha a disposizione.  A Pontremoli, i reparti di medicina e di rianimazione dove andrebbero alloggiati i Covid (e non solo quelli) sono obsoleti anche per malati no Covid. I sistemi di ricircolo dell’aria non esistono. I percorsi interni non possono garantire alcuna sicurezza, così come i tentativi posticci di dividere ‘zone sporche’ da zone pulite’. Persino gli spazi dedicati agli spogliatoi ed ai bagni per il personale sono eccezionalmente angusti ed inadatti”.

“Ci sono poi tutti i rischi legati ai necessari transiti dei pazienti da e per i reparti di pronto soccorso e radiologia (le conseguenti sanificazioni), nonché quelli inerenti l’utilizzo degli ascensori (pochi, piccoli, vecchi e mal collocati rispetto alle esigenze di un momento come questo). E’ davvero difficile immaginare che le cose possano svolgersi ad un livello di efficienza e di sicurezza accettabile – prosegue: “Senza contare, poi, che le visite ambulatoriali saranno interrotte, così come si inciderà sensibilmente su altri servizi ordinari e sulla chirurgia di elezione“.

“Infine – conclude – è ben chiaro a tutti che una situazione di tale precarietà e di altissimo rischio potrà a breve incidere negativamente persino sulle attività oncologiche, sulla dialisi, sulla donazione del sangue e quant’altro.
Insomma, uno scenario per il quale è complicato accettare una decisione del genere, ancora una volta mortificante per addetti ospedalieri e popolazione. Tanto più se si riflette sul come e sul perché si è arrivati ad avere ancora oggi un presidio ospedaliero così fragile e vulnerabile. Mi auguro quindi che il nuovo responsabile della sanità toscana, prima che si debbano contare i danni, voglia prendere una posizione netta e consapevole, disponendo di tornare indietro”.