Inchiesta sui Pfas, la replica di Assocarta: “Approccio scientifico inconsistente”

"The Forever Pollution Project fa una informazione scorretta nel contenuto e nel metodo”  

In risposta all’inchiesta del quotidiano francese Le Monde sui Pfas, e di altri 18 soggetti europei, nei giorni scorsi il presidente di Assocarta ha inteso replicare.

“Quando pensavamo che la pandemia avesse finalmente attestato il primato della scienza rispetto alle fake news veniamo a scoprire che Le Monde pubblica un articolo dal titolo Forever pollution: Explore the map of Europe’s PFAS contamination”. A dirlo Massimo Medugno, direttore di Assocarta commentando l’articolo pubblicato su Le Monde che fa riferimento a un’iniziativa chiamata The Forever Pollution Project volta a segnalare ai cittadini europei la presenza di fonti di contaminazione da Pfas, vantando di avere individuato oltre 21mila siti potenzialmente contaminati”.

Secondo Assocarta se fosse così l’allarme sarebbe grande, ma la realtà è totalmente diversa. Massimo Medugno critica metodo e sostanza: “Andando a guardare i dati scopriamo che l’approccio “scientifico” adottato da The Forever Pollution Project è inconsistente. Sapendo che i Pfas possono essere utilizzati in diverse produzioni industriali, tra cui la carta, The Forever Pollution Project presume che tutti i siti produttivi cartari italiani ed europei siano una potenziale fonte di contaminazione”.

“Evidentemente, ciò è errato, per due semplici motivi. Il primo è che è sbagliato assumere che tutti i siti produttivi e, quindi, le cartiere emettano Pfas per il solo fatto che, tra le centinaia se non migliaia di diverse tipologie di carta, alcune specifiche tipologie possano averne impiegato in passato. In secondo luogo, come se non bastasse, è sbagliato anche perché si copia e incolla un elenco di aziende da una fonte autorevole, The Forever Pollution Project dichiara esplicitamente di utilizzare come fonte la lista delle aziende associate ad Assocarta pubblicato sul sito (www.assocarta.it) senza neanche leggerlo”.

“Se almeno lo avessero scorso si sarebbero evitato errori grossolani, come mettere nella loro mappa anche uffici amministrativi e fornitori di tecnologia che nulla hanno a che fare con la produzione della carta. In altre parole basta essere socio di Assocarta per essere additato come potenziale contaminatore. E ciò sembra che basti per“fare notizia, ma soprattutto per diffondere un’informazione scorretta sotto il profilo del contenuto e del metodo”, sottolinea Medugno.

Conclude il presidente di Assocarta: “Le autorità e la Commissione europea stanno lavorando sulla regolamentazione sull’uso del Pfas e questo è l’approccio serio da raccontare. “Fermo restando che ognuno si assume la responsabilità delle proprie affermazioni”. Un argomento però che nonostante il botta e risposta tra Assocarta e Le Monde proseguirà anche nelle prossime settimane.

Entro il 31 dicembre infatti i paesi membri sono stati chiamati dall’Ue a legiferare in materia verso soglia zero, l’unica possibile in realtà. Il presidente non ha chiarito se attualmente ci sono cartiere che utilizzano Pfas, ha solo ammesso che in passato qualcuno può averne fatto uso, ma sulla contaminazione di numerosi siti anche in Toscana, in Lucchesia e Pisano, ci sono anche riscontri di Arpat che a breve pubblicherà ulteriori studi sui Pfas. Insomma la querelle continua.

Ma sulla salute dei cittadini (tutti) e sulla natura bisognerebbe trovare punti di convergenza più che di divisione. Il dibattito resta aperto.

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