Ad accordo concluso aumenta il prezzo del 50% e poi recede dal contratto, la guerra della farina finisce in tribunale

L'acquirente produce pane in provincia di Pisa. A nulla sono valsi i tentativi della ditta acquirente di pervenire ad una equa modifica

Più informazioni su

La guerra della farina finisce in Tribunale e la società fornitrice che aveva modificato il prezzo al quintale è costretta dal giudice a rispettare gli accordi presi con la ditta acquirente e a consegnare le tonnellate richieste a 28 euro per ogni 100 chilogrammi di merce.

Lo scorso anno infatti le parti avevano stipulato un contratto di compravendita per la cessione e l’acquisto di 1.500 tonnellate di farina di grano tipo 0 al prezzo di 0,28000 al chilo, 28 euro al quintale, per complessivi 420mila euro, accordandosi per la consegna dell’intero ordinativo di prodotto alla sede dell’acquirente, a carico e spese della venditrice, mediante frazionamento in due consegne alla settimana a far data dal per circa 30 tonnellate a volta. Farina che sarebbe poi servita all’acquirente per fare pane, e venderlo in provincia di Pisa.

Ma a un certo punto la società venditrice aveva chiesto all’acquirente un aumento del prezzo contrattualmente pattuito passando da 28 a 42 euro al quintale, per far fronte al gravoso aumento dei prezzi del grano, dovuti alla pandemia a soprattutto alla guerra in Ucraina. Il panificio pisano a quel punto comunica ufficialmente alla società venditrice di rispettare il contratto sulla farina che di risposta manda la risoluzione del contratto stesso. Successivamente a nulla sono valsi i tentativi della ditta acquirente di pervenire ad una equa modifica delle condizioni del contratto, nonostante la propria disponibilità a riconoscere prima il prezzo di 35 euro e poi a 37 euro al quintale.

Il contratto era partito nel 2021 al prezzo di quell’anno. Visto il diniego del fornitore al panificio pisano non è restato altro da fare che rivolgersi al Tribunale cittadino che nei giorni scorsi ha emesso sentenza. Scrivono i giudici pisani nelle motivazioni delle loro decisioni pubblicate lo scorso 16 febbraio: “La società convenuta non ha dimostrato né chiesto in forma idonea di dimostrare i presupposti della fattispecie, tanto sotto il profilo dell’imprevedibilità dell’aumento dei prezzi della merce compravenduta, quanto sotto quello dell’eccezionalità, limitandosi alla produzione in giudizio dei listini settimanali della Borsa merci di Bologna, risultata, a fronte delle contestazioni della controparte, peraltro, non pertinente.

Non coglie nel segno, tra l’altro, l’evocazione della crisi pandemica, atteso che il contratto per cui è causa sia stato stipulato in periodo ben successivo (giugno 2021), (o la guerra in Ucraina del febbraio 2022) nel quale le oscillazioni – peraltro non registrate nel periodo in esame nei termini indicati – non possono, in assenza di elementi di riscontro, dirsi imprevedibili. In definitiva, il contratto in oggetto non può dirsi risolto”. Da queste spiegazioni, la condanna da parte del Tribunale di Pisa nei confronti della società che ora dovrà continuare a consegnare la farina al panificio della provincia e al prezzo concordato nel contratto stipulato e pagare anche circa 9mila euro di spese legali e di giudizio. R

Resta invece aperto il dibattito generale sull’aumento effettivo poi nei due anni successivi della farina, arrivando fino ai 69 euro al quintale di inizio anno in alcuni casi, alle motivazioni, e a tutto ciò che si può fare per contenere i costi e quindi i prezzi finali poi di pane e derivati che gravano sulle tasche dei cittadini per tutti i contratti stipulati successivamente al “blocco del grano” in Ucraina, solo per fare un esempio. Speculazioni o fatti? La discussione resta aperta a tutte le idee, analisi e opinioni al riguardo.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Toscana in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.